Redazione Esteri – Il suo nome risuona a molti fin troppo poco musicale, con una cadenza e affiancamento di lettere il cui suono sucita spesso un irrefrenabile inarcamento delle sopracciglia con tanto di grandi e spalancati occhi increduli – il tutto completato dal comune e oramai banale commento “ma quel posto è sicuro?”. Ebbene, l’Azerbaijan è molto più di un “posto”: è uno Stato, una forma di governo repubblicana bagnata dal ricco Mar Caspio e vicina terra dell’Iran sciita, della sempre più europeista Georgia, della grande Russia ed il suo cugino nemico – l’Armenia, Paese col quale da anni si combatte una guerra congelata a tratti infuocata, per la rivendicazione del Nagorno Karabakh. Baku è la capitale di questo che è oggi un Paese ed una realtà a noi sempre più vicina e necessaria, nonostante i racconti e la Storia non diano giustizia a esistenze statali ex sovietiche ora in forte accelerazione per consenso internazionale.
La ricchezza della città, la grande città con quasi 2 milioni di abitanti, è violenta nel suo imponente modo di manifestarsi, il suo prendere forma con strutture, edifici, parchi geometricamente curati, grattacieli così specchiati da vederci dentro cieli riflessi con nuvole annesse. Un lungomare che sembra proteggere e accogliere le varie piattaforme di estrazione di petrolio, la cantieristica incessante per l’avvio del Tanap e del Tap , gasdotto che approderà direttamente sulle coste salentine per soddisfare gli affamati di gas e allontanare il vizio di fumo di dipendenza chiamato Russia.
Tuttavia Baku non è soltanto modernità portata all estremo, vie lussuose per chi ama passeggiare, cordialità straniera per lo straniero di turno in patria. Baku è volutamente in gara per sentirsi nominare principale referente dello scambio di saluti e affinità, mani che si salutano e discorsi preimpostati sul tema della globalità e diversità al tempo stesso, da tutelare e da rispettare.
In uno di questi fatiscenti e futuristici edifici, il centro culturale Heydar Aliyev Center, si è svolto nelle giornate scorse Il 4/o World Forum of intercultural dialogue”. Grande cerimonia di apertura, con annesso coro al femminile di bimbe patriottiche, per un evento di richiamo internazionale promosso dall’UNESCO, dall’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite, dall’Organizzazione mondiale del Turismo, dal Consiglio d’Europa, dall’ISESCO e dal Centro Nord-Sud del Consiglio d’Europa. Il tema di questa terza edizione è stata lacooperazione e la sostenibilità per l’agenda post 2015. Centro Paesi rappresentati da alte cariche ministeriali e diplomatiche, incroci di culture, religioni e modi di pensare.Questa gioviale condivisione si respira davvero tra le strade di Baku,nonostante la sua posizione geografica collochi il Paese in un area ora di grande frammentazione e rivalità che sfocia sempre più spesso in odio religioso. Alla Baylar Mosque, uno dei principali luoghi di culto musulmani situato nella Old City (la vecchia città circondata dalle mura storiche), fa da cornice e rifugio ogni giorno a sunniti e sciiti che pregano insieme, inginocchiati uno a fianco all’altro. Con estrema naturalità ed umanità onorano lo stesso Dio e non si curano delle rivalità estremiste che macchiano la loro fede.Ad aprire le danze, le parole di immediata esaltazione e vanto del proprio Paese pronunciate dal presidente Ilham Aliyev: “L’Azerbaijan, paese di convivenza culturale, religiosa, un orgoglio reale dove Chiese, Moschee, Sinagoghe condividono lo stesso territorio. Azerbaijan simbolo di multireligiosita’”. (Mario Innocenzi)