L’Instaurazione del califfato islamico, il ritorno all’impero ottomano, ( 1299/1914), tra Siria e Iraq, è ormai conclamato. L’Impero ottomano fu uno dei più estesi e duraturi della storia. Il momento di massimo splendore si ebbe durante il XVI e il XVII secolo, con il regno di Solimano il magnifico: “Il Sultano” dell’Impero dal 1520 al 1566. Una sovranità potente, multinazionale e plurilingue che si estendeva dai confini meridionali del Sacro Romano Impero, alle periferie di Vienna e della Polonia. A nord fino allo Yemen , a sud con l’Etiopia, a ovest con Algeria, a est con Azerbaigian.
Costantinopoli era la sua capitale.
L’Impero fu al centro dei rapporti tra Oriente e Occidente per circa cinque secoli. Durante la prima guerra mondiale si alleò con gli imperi centrali, Germania, Austria e Ungheria e, con essi, fu pesantemente sconfitto.
Il movimento dell’isis, ben lontano dal precedente impero, in questi ultimi anni ha dato vita alle più disparate informazioni, a tratti deliranti, a volte fantasiose. L’isis non è gruppo sgangherato di terroristi sanguinari. Sono miliziani in nero addestrati e organizzati.
Hanno conquistato città con precise valenze storiche come Mosul, l’antica Ninive e imposto la loro ideologia: la Sharì’a, in altre parole la legge islamica derivante dall’interpretazione estrema del corano. Nei territori conquistati sono nate scuole di formazione coranica, centri di addestramento, uffici politici e strutture di controllo parastatali.
Il califfo, la massima rappresentanza pro tempore di Allah sulla terra, è il super ricercato Abu Bakr, capo dell’isis dal 2010. Sulla sua testa gli Usa, hanno posto una taglia di 10.000,00 dollari.
Un fiume di carta e d’immagini è straripato: parole, chiacchiericci, orrori, hanno infiammato i media e la politica.
I dotti e i sapienti di livelli superiori e, pure quelli inferiori, si rincorrono convulsamente per fornire “la vera interpretazione dell’Islam ”, così come i governi mondiali, quelli potenti, creano alleanze anti-Isis, pensando più ai propri interessi che a una vera lotta contro i terroristi. I veri obiettivi di tutte le fazioni sono come sempre, politici ed economici. E’ come se le potenze militari, quelle che contano, avessero attizzato una belva ringhiosa contro l’Europa in una competizione drammatica. In mezzo a questa degenerazione, milioni di profughi che i media di tutto il mondo mostrano quasi senza veli. Intanto il risorgente nazionalismo europeo, spesso xenofobo, alza muri di filo spinato.
La razza umana si muove, scalpita alle frontiere, affronta tempeste marine come un movimento di merci prodotte della globalizzazione. L’umanità/merce, l’aspetto patologico di una migrazione difficilmente gestibile, è il riflesso delle guerre che insanguinano il medio oriente.
L’Isis è una violenta soldataglia in ascesa, uccide gli infedeli e deporta un’umanità sfortunata di essere nata lì. Le potenze militari hanno già affilato le armi in attesa che l’affermazione del califfato nero cresca. L’isis per questi grandi signori rappresenta un argine da incalzare e i califfi neri sono ben felici di sguazzare in un teatro bellico costruito ad arte per loro.
Gli U.S.A. temono che nel mediterraneo, la Russia di Putin, riesca a spostare gli assi di un equilibrio strategico ma l’eventuale sconfitta dell’isis non cambierà la situazione. Forse!
E’ la solita storia, venti di guerra all’orizzonte.
Non tutto si risolve con la diplomazia e, purtroppo, l’esperienza insegna che le armi hanno la stessa faccia.