Roma – Il giorno dopo il referendum numerosi i commenti da parte di diversi esponenti politiche e molteplici le interpretazioni del voto. Un posto particolare lo occupano, ovviamente, le prese di posizione dei presidenti delle Regioni.
Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, a margine di una conferenza stampa a Pescara, rivela “io non sono andato a votare per una ragione: poiché è cessata la materia del contendere con la norma chiesta da noi e dataci da Palazzo Chigi il 24 di dicembre”. Poi si è trattato di un voto il cui esito, secondo D’Alfonso, era “prevedibile: sta esattamente nel ciclo delle cose. Io ho considerato dal mese di dicembre, come una pratica già definita, la materia del contendere cessata poiché abbiamo raggiunto il risultato della norma a tutela del mare blu”.
Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria, osserva che “siamo in una fase nella quale l’astensionismo è dilagante e non solo ai referendum. Dato questo, che dovrebbe far riflettere e non farei trionfalismi”. “Anzi – ha aggiunto – mi auguro che venga invertito questo trend. Il prossimo appuntamento sarà quello sulla riforma costituzionale. Io voterò sì e spero vivamente si inverta l’attuale tendenza alla scarsa partecipazione”.
Sull’esito del referendum “io sono molto contento. Sarà deluso qualcun altro, ma non chi si è recato a votare, che non solo rispetto ma che ha sempre ragione. Rimangono delusi quei pochi che hanno voluto caricare su troppi una discussione che non era a un certo punto più di merito”. A sostenerlo è il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, spiegando che non raggiungendo il quorum “abbiamo evitato di mettere a rischio posti di lavoro. A Ravenna – ha aggiunto – dove le piattaforme ci sono e da tempo, nella città capoluogo di provincia hanno votato meno persone e di quelle un terzo ha votato no. Chi vive lì sa che è un’economia che dà lavoro e molto sicura”. Per Bonaccini adesso bisogna lavorare “per un piano energetico nazionale che abbia sempre più al centro gli investimenti sulle energie rinnovabili. Io sono d’accordo con Prodi – ha spiegato – quando dice che le royalties si debbano mettere tutte sugli investimenti per le energie alternative”. Quanto al voto “ho esercitato un diritto anche io – ha detto Bonaccini, che si è speso per l’astensione – e mi è costato non andare al voto, era la seconda volta nella mia vita. Ma comunque la trasformazione del quesito di ieri in un teatrino di battaglia politica accade solo in Italia”. Per il presidente, infine, l’astensione “è un problema che attiene a tutte le democrazie d’Europa e io sono sicuro che per le amministrative andrà a votare molta più gente di quella di ieri, ne sono convinto e lavorerò per questo”.
“Oggi si fatica a fare andare alle urne poco più del 50% degli italiani per elezioni molto importanti come le europee, le amministrative o le politiche ed è del tutto evidente che il quorum del 50% per i referendum sia largamente sovradimensionato rispetto all’attenzione che il Paese ha per le urne”, ha detto Presidente della Liguria, Giovanni Toti, commentando l’esito del referendum. “Quando qualcuno festeggia per il non raggiungimento del quorum – ha sottolineato Toti – bisogna tenere presente che il quorum del 50% era stato stabilito dai padri costituenti quando nel Paese votava l’80% o addirittura il 90% degli elettori”. Secondo il Presidente della Liguria, “è stato comunque un buon risultato di partecipazione perché oltre il 30% degli italiani è andato a votare ed è stato un buon risultato per il fronte del sì che ha ottenuto un grande successo. Adesso – ha concluso Toti – mi auguro che tutto questo possa servire per sedersi intorno a un tavolo e finalmente fare quello che bisognava fare prima del referendum cioè mettere mano a delle leggi che regolamentino questo settore in modo serio ed efficace”.
“Oggi si fatica a fare andare alle urne poco più del 50% degli italiani per elezioni molto importanti come le europee, le amministrative o le politiche ed è del tutto evidente che il quorum del 50% per i referendum sia largamente sovradimensionato rispetto all’attenzione che il Paese ha per le urne”, ha detto Presidente della Liguria, Giovanni Toti, commentando l’esito del referendum. “Quando qualcuno festeggia per il non raggiungimento del quorum – ha sottolineato Toti – bisogna tenere presente che il quorum del 50% era stato stabilito dai padri costituenti quando nel Paese votava l’80% o addirittura il 90% degli elettori”. Secondo il Presidente della Liguria, “è stato comunque un buon risultato di partecipazione perché oltre il 30% degli italiani è andato a votare ed è stato un buon risultato per il fronte del sì che ha ottenuto un grande successo. Adesso – ha concluso Toti – mi auguro che tutto questo possa servire per sedersi intorno a un tavolo e finalmente fare quello che bisognava fare prima del referendum cioè mettere mano a delle leggi che regolamentino questo settore in modo serio ed efficace”.
E’ andato a votare nel pomeriggio nel seggio di Villa Fastiggi, a Pesaro, appena rientrato da una missione istituzionale in Cina, il presidente delle Marche Luca Ceriscioli. Nessun commento all’uscita, ma nei giorni scorsi Ceriscioli aveva annunciato il suo ‘sì” al quesito “residuale” sulle trivellazioni già in essere e la durata delle loro concessioni, dopo l’accordo fra Governo e Regioni che ha consentito di superare gli altri 5 quesiti sul tema, promossi anche dalla Regione Marche. Il Presidente, fra l’altro, ha votato ‘sì’ anche al referendum sulla fusione per incorporazione del Comune di Mombaroccio in quello di Pesaro, che si tiene contestualmente alla consultazione sulle trivelle.
il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, parlando con i giornalisti a Bari, dopo aver votato al referendum, ha sostenuto che “il referendum è l’unica arma di cui disponiamo ad oggi per reagire contro le lobby quando queste si impadroniscono delle istituzioni pubbliche”. “Dobbiamo ricordare che questo referendum è stato chiesto dalle Regioni per bloccare le trivellazioni nelle dodici miglia”. “Adesso – ha concluso – abbiamo capito che la lobby dei petrolieri scriveva gli emendamenti, si interessava probabilmente direttamente delle norme, e questo non possiamo permetterlo”. “Sono andate a votare 15 milioni di persone, io per dire in Puglia sono stato eletto con 800mila voti, mentre ieri hanno votato si 1milione 300mila persone. Più di questo non si può pretendere, abbiamo ottenuto una straordinaria vittoria”, ha aggiunto poi il presidente pugliese ospite del programma di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora. In ogni caso “con il quorum raggiunto però Renzi non si sarebbe dovuto dimettere – sottolinea Emiliano – il premier non c’entra niente, questo è un Referendum”.
“Il risultato dimostra che per la maggioranza degli elettori questo è il momento del buon senso, del dare risposte ragionevoli a domande semplici, del tenersi lontano da ideologismi astratti”,. Lo scrive il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, sul suo profilo Facebook. “Un referendum dovrebbe concentrarsi sul merito delle questioni – ha osserva Pigliaru -. Qui invece una parte dei sostenitori del Sì ha cercato di fare altro, di convincerci che si trattava di scegliere tra chi è a favore delle trivelle e chi è contro. Sbagliato – sottolinea – perché anche tra chi ha votato no e chi si è astenuto moltissimi non vogliono sentire parlare di nuove trivelle”. Secondo Pigliaru, “in questo referendum (in ciò che è rimasto del ben più importante referendum iniziale) si trattava di scegliere se tenere aperti i pochi impianti in funzione fino all’esaurimento dei giacimenti oppure no. Tutto qui. Nella transizione che tutti auspichiamo verso un futuro fatto di energia prodotta da fonti rinnovabili, il metano servirà ancora per molti anni. Lo confermano i più ambiziosi accordi internazionali sul clima. In questo quadro, portare a esaurimento i pochi impianti in funzione è perfettamente ragionevole”.
“Il risultato dimostra che per la maggioranza degli elettori questo è il momento del buon senso, del dare risposte ragionevoli a domande semplici, del tenersi lontano da ideologismi astratti”,. Lo scrive il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, sul suo profilo Facebook. “Un referendum dovrebbe concentrarsi sul merito delle questioni – ha osserva Pigliaru -. Qui invece una parte dei sostenitori del Sì ha cercato di fare altro, di convincerci che si trattava di scegliere tra chi è a favore delle trivelle e chi è contro. Sbagliato – sottolinea – perché anche tra chi ha votato no e chi si è astenuto moltissimi non vogliono sentire parlare di nuove trivelle”. Secondo Pigliaru, “in questo referendum (in ciò che è rimasto del ben più importante referendum iniziale) si trattava di scegliere se tenere aperti i pochi impianti in funzione fino all’esaurimento dei giacimenti oppure no. Tutto qui. Nella transizione che tutti auspichiamo verso un futuro fatto di energia prodotta da fonti rinnovabili, il metano servirà ancora per molti anni. Lo confermano i più ambiziosi accordi internazionali sul clima. In questo quadro, portare a esaurimento i pochi impianti in funzione è perfettamente ragionevole”.
Il Presidente della Toscana Enrico Rossi in un colloquio con l’Ansa ha sottolineato come Renzi tenda “a fare a meno di tutti i corpi intermedi. Tende a fare a meno anche delle Regioni, mi auguro che questo atteggiamento cambi perché il paese non si governa tutto e soltanto da palazzo Chigi. Il Paese ha bisogno di corpi intermedi forti e allo stesso tempo i corpi intermedi devono collaborare con il governo del paese, ecco perché io ero contrario al referendum”. “Ma questo attacco alle Regioni – osserva Rossi – è l’altra faccia dell’attacco di Emiliano quando dice che questo governo è sotto attacco delle multinazionali. E’ la cecità di chi combatte tutto in termini di renzismo e antirenzismo, di chi è governativo a prescindere da ogni contenuto e di chi è antigovernativo e questo porta il paese a una conflittualità che non risolve i problemi”.
Un milione e centonovantamila veneti hanno votato si’ al referendum sulle trivelle: “se fossi il presidente del consiglio io qualche problema me lo porrei”. Lo ha dichiara il Presidente del Veneto Luca Zaia, evidenziando che, dato che Matteo Renzi aveva invitato all’astensionismo definendo inutile il referendum, “è come se gli avessero detto di farsi gli affari suoi”. Zaia ha poi fatto presente che “da oggi chi ha la concessione per perforare un pezzo di mare lo potrà fare per sempre” e questo è in contrasto con il principio di libera concorrenza. Pertanto “prevedo un ricorso in Europa” conclude il presidente della Regione Veneto.
“Io sono andato a votare e ho votato no. Poi sono andato a fare il bagno nelle acque limpide e cristalline di Gela. E la risposta della Sicilia è stata netta, specialmente nella mia Gela dove la percentuale di chi è andato al voto è stata tra le più basse d’Italia”, ha detto all’Adnkronos il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando il voto al referendum. “La Sicilia è stata compatta, si è schierata con Renzi – dice ancora – La risposta del popolo siciliano è stata netta. E mentre facevo il bagno riflettevo sul fatto che a inquinare il mare a Gela, in passato, non sono state le trivelle ma la raffineria. E oggi l’estrazione petrolifera non c’è più. Guardavo poi l’orizzonte e di trivelle non ne ho vista nemmeno una”. “Il rischio serio era che la vittoria del sì avrebbe compromesso le ricerche sul gas, le fonti energetiche che possono contribuire alla salvaguardia del pianeta”, dice. “Adesso è necessario accelerare i processi di riconversione – dice ancora Crocetta – tutti sappiamo che l’inquinamento prodotto in Sicilia era dovuto alla raffinazione. Adesso si acceleri sulla collaborazione con i paesi del Mediterraneo”. Sul voto poi aggiunge: “Qualcuno ha inteso questo referendum come un voto contro Renzi, anche all’interno del Pd. Come negli altri partiti. Noi, come Regione abbiamo visto fin dall’inizio una strumentalità rispetto all’utilizzo dello strumento”. “La Sicilia non ha promosso il referendum e non ha aderito e non si mette neppure a fare polemiche, questa Sicilia chiede adesso anche attenzioni, un riconoscimento”.
“Il dato ci dice che è stato sconfitto il tentativo di strumentalizzazione politica che si stava consumando sul quesito ai danni del governo e soprattutto del presidente del consiglio Matteo Renzi”. Lo afferma il presidente della Basilicata Marcello Pittella commentando all’Adnkronos l’esito del referendum che non ha raggiunto il quorum. “Ora si va avanti nel rapporto e dialogo con il governo nazionale su temi come la sostenibilità, l’ambiente, la tutela della salute, i controlli, come si stava facendo e provando a fare negli ultimi mesi”, sottolinea Pittella, secondo il quale una “rinegoziazione” rispetto alle estrazioni di petrolio e alle ricadute sul territorio è necessaria. Il Presidente lucano spiega di essere andato alle urne e di aver votato ‘sì’, ma si dice contrario alla “strumentalizzazione politica” avvenuta rispetto al quesito. E sulla polemica tra il premier Matteo Renzi e le Regioni che hanno promosso il referendum ha aggiunto: “Il fatto che le Regioni non sono state negli anni virtuose anche nell’utilizzo delle risorse è cosa nota, il fallimento del regionalismo è evidente. Renzi ha sottolineato, e ha fatto bene, che il tentativo di strumentalizzazione politica non è andato a buon fine”. Secondo Pittella una cosa è “la dialettica tra Regioni e governo, un’altra cosa è aprire un conflitto tra Regioni e governo nazionale. Io al conflitto non ci sto perché secondo me non farei bene alla mia terra, ciò non vuol dire non far valere le proprie ragioni”.
Un milione e centonovantamila veneti hanno votato si’ al referendum sulle trivelle: “se fossi il presidente del consiglio io qualche problema me lo porrei”. Lo ha dichiara il Presidente del Veneto Luca Zaia, evidenziando che, dato che Matteo Renzi aveva invitato all’astensionismo definendo inutile il referendum, “è come se gli avessero detto di farsi gli affari suoi”. Zaia ha poi fatto presente che “da oggi chi ha la concessione per perforare un pezzo di mare lo potrà fare per sempre” e questo è in contrasto con il principio di libera concorrenza. Pertanto “prevedo un ricorso in Europa” conclude il presidente della Regione Veneto.
“Io sono andato a votare e ho votato no. Poi sono andato a fare il bagno nelle acque limpide e cristalline di Gela. E la risposta della Sicilia è stata netta, specialmente nella mia Gela dove la percentuale di chi è andato al voto è stata tra le più basse d’Italia”, ha detto all’Adnkronos il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando il voto al referendum. “La Sicilia è stata compatta, si è schierata con Renzi – dice ancora – La risposta del popolo siciliano è stata netta. E mentre facevo il bagno riflettevo sul fatto che a inquinare il mare a Gela, in passato, non sono state le trivelle ma la raffineria. E oggi l’estrazione petrolifera non c’è più. Guardavo poi l’orizzonte e di trivelle non ne ho vista nemmeno una”. “Il rischio serio era che la vittoria del sì avrebbe compromesso le ricerche sul gas, le fonti energetiche che possono contribuire alla salvaguardia del pianeta”, dice. “Adesso è necessario accelerare i processi di riconversione – dice ancora Crocetta – tutti sappiamo che l’inquinamento prodotto in Sicilia era dovuto alla raffinazione. Adesso si acceleri sulla collaborazione con i paesi del Mediterraneo”. Sul voto poi aggiunge: “Qualcuno ha inteso questo referendum come un voto contro Renzi, anche all’interno del Pd. Come negli altri partiti. Noi, come Regione abbiamo visto fin dall’inizio una strumentalità rispetto all’utilizzo dello strumento”. “La Sicilia non ha promosso il referendum e non ha aderito e non si mette neppure a fare polemiche, questa Sicilia chiede adesso anche attenzioni, un riconoscimento”.
“Il dato ci dice che è stato sconfitto il tentativo di strumentalizzazione politica che si stava consumando sul quesito ai danni del governo e soprattutto del presidente del consiglio Matteo Renzi”. Lo afferma il presidente della Basilicata Marcello Pittella commentando all’Adnkronos l’esito del referendum che non ha raggiunto il quorum. “Ora si va avanti nel rapporto e dialogo con il governo nazionale su temi come la sostenibilità, l’ambiente, la tutela della salute, i controlli, come si stava facendo e provando a fare negli ultimi mesi”, sottolinea Pittella, secondo il quale una “rinegoziazione” rispetto alle estrazioni di petrolio e alle ricadute sul territorio è necessaria. Il Presidente lucano spiega di essere andato alle urne e di aver votato ‘sì’, ma si dice contrario alla “strumentalizzazione politica” avvenuta rispetto al quesito. E sulla polemica tra il premier Matteo Renzi e le Regioni che hanno promosso il referendum ha aggiunto: “Il fatto che le Regioni non sono state negli anni virtuose anche nell’utilizzo delle risorse è cosa nota, il fallimento del regionalismo è evidente. Renzi ha sottolineato, e ha fatto bene, che il tentativo di strumentalizzazione politica non è andato a buon fine”. Secondo Pittella una cosa è “la dialettica tra Regioni e governo, un’altra cosa è aprire un conflitto tra Regioni e governo nazionale. Io al conflitto non ci sto perché secondo me non farei bene alla mia terra, ciò non vuol dire non far valere le proprie ragioni”.