Editoriale – Francesco Guccini, “il Maestrone”, è sicuramente uno dei cantautori italiani che ha colpito più generazioni, infatti ancora oggi all’età di 76 anni e dopo oltre 50 anni di carriera musicale vanta moltissimi sostenitori di tutte le età.
Non è un caso infatti che ancora oggi, nonostante la decisione nel 2013 di interrompere i suoi concerti, riesca comunque a fare il tutto esaurito in quelle serate che lui definisce “incontri”; dove intrattiene il pubblico rispondendo a qualche domanda e raccontando storie, il tutto accompagnato dalla band di sempre che di tanto in tanto fa cantare le sue canzoni solo ed esclusivamente ai sostenitori.
Guccini, però è stato anche uno dei cantautori più ripreso dalla stampa, in maniera più o meno critica per il suo ostentato orientamento politico, poiché in molte sue canzoni si potevano leggere dei messaggi socialmente molto impegnati e soprattutto per i suoi concerti che a detta della stampa, diventavano quasi dei raduni politici.
Tuttavia Il Maestrone, pur non negando mai la sua fede politica, ha fatto sempre una netta distinzione tra le sue canzoni e tutto quello che non c’entrava con la musica. E per dare una significativa risposta a questo falso mito che si era creato scrisse nel 1976 “L’Avvelenata” che divenne poi uno dei suoi brani più celebri:
« Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia » (da L’avvelenata)
Se è vero infatti che molte canzoni nascevano da idee politiche, è altrettanto vero che la maggior parte dei suoi successi derivano dall’elevato valore poetico e artistico dei suoi brani.
Prendendo in considerazione uno dei suoi primi brani “Il sociale e l’antisociale(’67)” e “L’incontro(’73)” possiamo apprezzare le differenze di due modi di scrivere, entrambi efficaci. Nel primo infatti è chiara e schietta la descrizione di due tipi diversi di persone, il sociale che «Non amo viver con tutta la gente, mi piace solo la gente “bene”: come si dice comunemente “bene si nasce non si diviene”»… e l’antisociale: «Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente, sulle scatole mi sta tutta la gente. In un’isola deserta voglio andare ad abitare e nessuno mi potrà più disturbare..» dove Guccini, senza peli sulla lingua, spiega le differenze di due classi sociali..e per far intendere il concetto fa anche un cambio repentino a livello di accompagnamento, proprio come se fossero due canzoni troppo diverse per stare insieme. Nella seconda invece la musica e la metrica è tutt’altra; L’Incontro infatti è una canzone che dedicò ad una sua amica che si era innamorata di lui e con cui si ritrovò dopo diversi anni. Da quell’incontro e dai racconti della donna, il cantautore scrisse dei versi stupendi come:«E pensavo dondolato dal vagone “cara amica il tempo prende il tempo dà…noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...». A sua detta una delle sue prime canzoni scritte per immagini, suggestioni che si creano nella testa. Una poesia dall’inizio alla fine.