Redazione – Una sferzata nel mondo della comunicazione e dell’informazione arriva da Beppe Grillo. Dopo aver “approvato” il regolamento on line pentastellato che di fatto non costringe più gli amministratori grillini alle dimissioni in caso di avvisi di garanzia, si scaglia contro i giornalisti e l’informazione in generale che gira sul web. A suo modo di vedere, troppe sarebbero infatti le “bufale” che girano indisturbate senza alcun controllo. E cosicchè spunta una “giuria popolare”, la quale avrebbe il compito di sedersi a tavolino e quindi vagliare le notizie, il lavoro dei giornalisti ed accertarne la veridicità. Si ma come? e poi queste persone, che sempre a detta del proponente sarebbero scelte “a caso” tra i cittadini… quali competenze e cognizioni avrebbero per valutare professionisti dell’informazione, magari iscritti ad un ordine professionale? Già di per sè l’appartenenza all’Ordine è indice di garanzia, in quanto il giornalista è tenuto all’accertamento della fonte, ed è responsabile di cio’ che scrive. L’ordine, serve a garantire determinati equilibri professionali, ed in questi ultimi anni, la morsa è stata stretta anche con la formazione obbligatoria ed il raggiungimento di un certo numero di crediti formativi, quale requisito fondamentale per rimanere iscritti all’ordine medesimo. Ma forse ci dimentichiamo che esiste un web, quello stesso strumento dal quale, saltando la filiera tradizionale il comico ha tratto la sua forza, con buona fortuna di Virginia Raggi, che grazie al web si ritrova, senza alcuna fatica politica ad essere il primo cittadino della capitale d’Italia. Ora, però, quello stesso sistema non va più bene? Quei sindaci massacrati, forse i primi pentastellati, per gli avvisi di garanzia di rito nei procedimenti amministrativi, non sono persone umane forse da rispettare? Il garantismo deve essere applicato sempre e comunque, e non a seconda delle evoluzioni e degli eventi. Dunque la giuria popolare, ossia il “giurì” dovrebbe anche valutare ciò che ognuno, diventando in fondo giornalista di se stesso, scrive su facebook, sui social media in generale?. Chi di grazia dovrebbe controllare il web? Gli italiani, che non si fanno mancare niente, ora hanno la loro soluzione, per un settore, quello della comunicazione moderna, al quale non riesce a stare dietro nemmeno il legislatore, tanta è l’evoluzione che è in corso, e che tralaltro è inarrestabile. Ma sappiamo che esiste un deep web? ossia un web nascosto, che occupa la maggior parte dello spazio di questo meccanismo? E come controlleremmo le bufale sulle proposte commerciali e sulle false promesse elettorali? A questo punto il giurì avrebbe sicuramente un gran bel da fare. Ma ci vuole certo una bella dose di delirio di onnipotenza pensare di ridurre professionisti dell’informazione “a capo chino”, come nei lager forse? Le colpe del sistema non le devono pagare coloro che tralaltro le raccontano, nè Grillo può pensare di avere tutti a favore, e la democrazia è anche rispetto di chi non la pensa nello stesso modo. Dunque ci sono voluti anni, per ottenere la libertà di espressione, senza i bavagli che un tempo venivano imposti, pena anche la morte in certi casi. Ora siamo liberi di esprimerci, nel bene e nel male, E con tutte le sue criticità, pur volendo e potendo migliorare il sistema, non torneremo certo ai tempi della censura pubblica. @direttore
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