Nel 2015, visto che l’Istat dà già ora come acquisita una crescita del Pil a +0,7% «possiamo ragionevolmente aspettarci qualcosa di più». Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al termine del G20, in cui è stato ribadito l’impegno ad «evitare svalutazioni competitive e a resistere a ogni forma di protezionismo». Nel corso del vertice, si legge, c’è stata una analisi «degli sviluppi della situazione economica, delle prospettive di crescita» e delle «recenti volatilità dei mercati finanziari». Nessun riferimento diretto alla Cina.«Il fatto che l’economia globale in media cresca un po’ meno – ha spiegato Padoan – non significa che un particolare paese debba crescere meno nella stessa misura, anzi, l’Italia è in controtendenza». Per ora, ha sottolineato, «siamo in linea» con le previsioni del documento di economia e finanza, che il governo aggiornerà entro il 20 settembre, e «se saremo smentiti perché ci sarà più crescita sarà una delle smentite più gradite che si possano immaginare».Padoan ha sottolineato che siamo al terzo trimestre e che a meno di una «crescita zero nel quarto, dovrebbe essere un pochino di più» di quanto previsto nel Def.
Nel corso del G20, ha riferito Padoan, si è posto l’accento sulla necessità di rafforzare le strategie di crescita e da questo punto di vista «l’Italia ha una strategia ben definita, che si basa su tre pilastri, riforme, finanza pubblica orientata al sostengo della crescita e investimenti. Questa peculiarità italiana è stata riconosciuta anche dalle istituzioni internazionali, e colloca la strategia del governo in un contesto più generale. I numeri recenti – ha osservato – suggeriscono che si sta andando nella giusta direzione».«Stiamo ancora ragionando sulle misure specifiche per il piano del taglio delle tasse» annunciato dal governo e dal premier Matteo Renzi, ha aggiunto il ministro. Ai cronisti che chiedevano se ci sarà già nel 2016 un nuovo intervento sul costo del lavoro Padoan ha spiegato che «è ancora presto per valutare se una particolare misura sarà estesa o rimpiazzata». L’esecutivo sta «ancora cercando di capire l’impatto» di quelle già introdotte, taglio Irap e sgravi per le assunzioni.«La stima di un effetto complessivo» del Qe «dell’1% nei due anni sull’economia reale e in misura analoga sui prezzi regge ancora», ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, sottolineando che per l’economia italiana, anche alla luce della crisi cinese, «non è cambiato quasi niente. La politica monetaria è molto accomodante – ha sottolineato – e ha avuto due effetti fondamentali sul cambio e sui tassi a lungo termine, che »si sono rialzati con la crisi greca »ma poi si sono riassestati».
«Ho letto di interpretazioni molto differenti di quello che è stato detto dal presidente Draghi nella conferenza stampa di giovedì. In realtà non abbiamo detto cose molto diverse da quelle decise quando abbiamo avviato il programma di Qe, semplicemente siccome l’incertezza può rendere più difficile il perseguimento degli obiettivi di inflazione, anche a causa dell’impatto che una crescita minore nei paesi emergenti ha sui prezzi delle commodities, non solo monitoriamo questo aspetto ma siamo assolutamente pronti a prorogare il programma se necessario e fino a quando non avremo un giudizio condiviso che la stabilità dei prezzi è vicina».
«Siamo consapevoli – ha aggiunto – che quanto avvenuto ad agosto è indicatore di una difficoltà cinese che può avere un impatto sull’attività economica. Se le aspettative di inflazione torneranno a scendere, allora terremo in essere il programma tutto il tempo necessario. Se nel 2016 l’obiettivo della stabilità dei prezzi non sarà stato conseguito, allora lo manterremo, come abbiamo sempre detto».
«È cruciale» che i Paesi del G20 «aumentino gli sforzi per una tempestiva ed effettiva implementazione delle strategie di crescita», ha detto il direttore del Fmi Christine Lagarde. Serve «uno sforzo congiunto» per affrontare l’attuale congiuntura di crescita «moderata e irregolare», anche mantenendo politiche monetarie accomodanti. La crescita economica globale resta «moderata e incerta»: sono aumentati i «rischi al ribasso».