Nessuna differenza significativa nelle patologie tumorali nelle zone a differente intensità agricola: è un dato dello studio sui fitosananitari presentato nel Trentino Alto Adige
Uno studio epidemiologico sugli effetti dei prodotti fitosanitari sulla salute, che prende in esame i Comuni ad alta e a bassa intensità frutticola (mele e uva): lo aveva affidato nel 2013 la Giunta provinciale, ed è stato realizzato dall’Azienda sanitaria provinciale in collaborazione con Eurac Research, Osservatorio epidemiologico e Fondazione Salvatore Maugeri. Questa mattina (1 agosto), durante la presentazione dei risultati, l’assessora Martha Stocker ha sottolineato che “uno studio sulle zone agricole, sui residui del prodotto e sulla popolazione confinante è importante per capire se ci sono timori fondati e in che misura è necessario cambiare rotta”. 31 sono i Comuni classificati ad alta vocazione agricola, 54 quelli a bassa vocazione, mentre nel gruppo “altro” rientrano soprattutto i grossi centri urbani. L’analisi ha approfondito i dati forniti dal Registro tumori Alto Adige, in collaborazione con i Servizi igiene dei quattro comprensori sanitari, nel periodo 2003-2010.
Come ha spiegato il dottor Lino Wegher, dirigente medico di medicina ambientale, gli esiti delle analisi non hanno evidenziato differenze significative sia nella frequenza che nella mortalità delle patologie tumoralitra i residenti nelle zone a differente intensità agricola. Dai dati emerge inoltre che l’incidenza di Parkinson, di Alzheimer e demenze è significativamente maggiore nell’area dei Comuni del gruppo “altro”, ossia quelli senza intensità di coltivazioni agricole. Lo stesso discorso vale per la più frequente delle patologie tiroidee, quella di Hashimoto, causa principale dell’ipertiroidismo: il tasso di incidenza rilevato nel periodo 2010-2015 è più elevata nell’area ad alta intensità di coltivazioni rispetto a quella a bassa intensità, ma i valori sono ancora superiori nei Comuni non posti a confronto (gruppo “altro”). Lo studio ha preso in esame anche altri eventuali effetti dei fitosanitari sulla salute delle persone: nel periodo 2004-2014 il tasso di aborti spontanei risulta statisticamente nelle aree ad alta intensità di coltivazioni mentre nei casi di complicazioni in gravidanza (nati prematuri, nati con basso peso o nati morti) non sono emerse differenze significative tra le due zone di intensità agricola.
Una seconda parte dello studio ha analizzato l’inquinamento da clorpyrifos, fitosanitario usato in meleti e vigneti, tra i lavoratori del settore agricolo, i residenti nelle zone confinanti con le coltivazioni e le relative abitazioni. All’analisi hanno partecipato contadini di Castelbello, Laces, Naturno, Marlengo e Tirolo e i confinanti di Castelbello, Laces, Naturno, Tesimo, Plaus, Silandro, Lana e Parcines. “Dal campionamento delle urine – ha spiegato Wegher – è emerso che i valori di creatinina nei contadini esposti al clorpyrifos e nella popolazione rurale sono più alti durante il periodo trattamento con il fitosanitario rispetto al resto dell’anno e sono comparabili con valori riscontrati in altri Paesi”. Riguardo alle case vicine alle coltivazioni, sono stati analizzati 23 campioni di superfici interne di abitazioni e sia durante il periodo dei trattamenti che lontano da essi: nessun campione ha superato il valore di 0,5 nanogrammi di clorpyrifos per cmq. La dose giornaliera accettabile del fitosanitario corrisponde a 700 microgrammi in un adulto che pesa 70 kg e a 200 microgrammi in un bambino di 20 kg: in base al valore medio risultante dallo studio, in Alto Adigel’esposizione non supera gli 11 microgrammi di clorpyrifos. I valori restano molto sotto la soglia definita non pericolosa dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Sollevato dai risultati dello studio si è detto l’assessore provinciale all’agricoltura Arnold Schuler, che ha ribadito l’esigenza di usare i prodotti fitosanitari con prudenza e oculatezza: “È un tema centrale, non dobbiamo riposare sugli allori ma proseguire nella riduzione dei fitosanitari per quanto possibile e evitare la deriva nelle zone adiacenti.” Schuler ha anche ricordato che dal 2017 la Giunta provinciale ha deciso che un fitosanitario “difficile” come il clorpyrifos è proibito.