Roma. Un realismo di poteri ed eventi intrecciati che evidenzia tutta l’accidia che regna sovrana in contesti dove lealtà equivale a infamità pura. Una introduzione a tema che calza perfettamente con Suburra, un capolavoro cinematografico del regista Stefano Sollima. Figlio d’arte, ha raccolto egregiamente una eredità paterna sapendo inserire nella pellicola alcuni accorgimenti di estremo realismo quotidiano. Una colonna sonora da brivido rende incollato alla poltrona lo spettatore del film, che è immerso in un percorso che si immagina, che si ipotizza di cui tutti in fondo parlano, ma su certi aspetti si preferisce tacere. Dall’opera cinematrografica l’occhio materno della Chiesa a cui non sfugge niente osserva a distanza ma è parte integrante del “sistema”. E il popolo sovrano dovrebbe vederlo in massa questo film, un cult nazionale da vedere in sostituzione delle campagne elettorali strillate e favolettate. Ecco il sistema. Non che si debba necessariamente generalizzare, esisterà da qualche parte la buona politica, ci chiediamo in quale albergo alloggi, forse in una pensione ad una stella con il letto cigolante e gli armadi pieni di tarli. Dove in fondo sono collocati gli italiani dal sistema di cui sono vittime e protagonisti nello stesso tempo. Tutto il resto è cinque stelle extralusso. Carte di credito aperte per pagare ogni cosa, stravizi, popolarità, contatti sociali, potere di poter fare e di decidere. In Suburra però il potere resta vittima di se stesso, i piccoli reagiscono alle angherie dei “grossi”, ed il sistema vacilla, gli sbranatori finiscono sbranati. C’è un sostitutivo della giustizia in questo film che riesce a trasformare i buoni in cattivi, e che però fa riflettere. Quando ad azione corrisponde una reazione, il prezzo da pagare poi è alto, ma per fare questo ci vuole il coraggio, la determinazione nella vendetta. Gli attori mansueti si trasformano mostrando una preparazione artistica di grande livello. Magistrale l’interpretazione di Favino, come quella di Amendola e di Elio Germano. Vite agiate e vite rovinate, Un viaggio nel novembre del 2011, nei sette giorni prima dell’”Apocalisse” che cancellò il Governo Berlusconi e che portò Papa Ratzinger a dimettersi. In mezzo, una storia di malavita, morti ammazzati, guerre tra bande, onore e orgoglio scorre Suburra, un monito al sistema, un incoraggiamento alla vittoria dei giusti. E nel grande, e nel piccolo la politica è quella del chiodo schiaccia chiodo, in apparente forma di una democrazia sempre piu’ mascherata da dittatura. Povera Patria.
Le scene sono state girate a Roma in ambienti prestigiosi, centri commerciali e molte delle quali nel locale Paradise Club che si trova a Ponte Mammolo, altre nel litorale di Ostia ed in una palestra che si trova sul lungomare.
(Daniele Imperiale)