di Antonio Agosta (Redazione Sicilia)
Catania: sul vulcano Etna, da tre settimane è in corso una spettacolare attività stromboliana con fontane di fuoco e l’emissione di sabbia nera e materiale lavico che sta interessando la zona dello stretto di Messina e la città di Reggio, con la chiusura al traffico dell’aeroporto di Reggio Calabria.
Una visone quasi scenografica da film di fantascienza, come ritrovarsi su un pianeta sperduto in una lontana galassia, un paesaggio innevato con il magma, materiale di roccia fusa con componenti gassosi disciolti, che fuoriesce sulla superficie terrestre in una esplosione di fuoco incandescente. Grandioso per i tanti turisti, italiani e stranieri, presenti nei paesini attorno al vulcano a godersi qualche giorno di vacanza. Però, tuttavia, quello che si presenta come souvenir fotografico da portare a casa e rispolverarlo nei giorni caldi davanti a un caminetto acceso, per gli abitanti del luogo è l’ennesima calamità che si riversa sulle città ricoprendo le strade e le case di cenere e lapilli, causando possibili incidenti automobilistici e moderati problemi all’apparato respiratorio.
L’Etna, oltre ad essere il vulcano più alto d’Europa, per i catanesi è come una madre che li scruta dall’alto nel suo incommensurabile fascino misterioso, caratterizzato dai racconti mitologici e dalle antiche leggende come quella legata allo straordinario personaggio storico inventato da Omero, Ulisse, originario di Itaca, la Terra del sole.
Gli esperti dell’Ingv di Catania, per lavoro e passione, costantemente controllano l’attività del vulcano.