Editoriale – Lontani sono i tempi in cui il pool della giustizia seminava consensi per lo sradicamento sistematico del modus operandi in Prima Repubblica. Epoche in cui grandi statisti di cui oggi v’è solo memoria hanno pagato con la vita la loro azione politica. Molte le vittime del sistema che non ha esitato ad esiliare, a schernire e puntare quelle stesse dita che erano solite immergersi nei barattoli della marmellata. Si salvi chi può. Pochi hanno pagato, e molti se la sono scampata, e dopo un periodo di apparente purgatorio ora vige il sistema del “nonsapevo”, abbastanza consueto a vari livelli istituzionali. Orbene, se il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, lancia un monito di carattere generale, come quello che il sistema politico non ha smesso di rubare ma semplicemente di vergognarsi di ciò, la classe politica, e tutti i poteri dello Stato non avrebbero dovuto fare altro che plaudire. E’ una constatazione che questo onorevole Magistrato lancia nei confronti di chi opera in questo modo. Chi non lo fa ovviamente è esente, indenne da responsabilità e quindi ci si chiede come mai tutto cio’ susciti indignazione? Parole forti che scuotono il sistema? Se Davigo ha voluto fare la prova della cartina di tornasole, l’esperimento è sicuramente ben riuscito. Se il sistema in generale ha reagito si vede che qualcosa non va. Gli unici a potersi indignare, e nemmeno tanto, sarebbero stati gli interessati, ossia quella categoria di politici che rubano e non se ne vergognano. Dunque l’esternazione davighiana è stato un sasso nello stagno, che ha prodotto la sua risposta, ed il quadro è ancorpiù desolante. La staticità regna dunque sovrana nel sistema organizzato in collaborazione tra l’apparente rinnovamento e l’ultraottuagenarietà piu’ conservatrice di sistema. E’ il blocco, la paralisi del giusto in barba alle ideologie divenute anch’esse solo apparenti. Purtroppo. @direttore