La proprietà commutativa dell’addizione e della moltiplicazione è il frutto della cancellazione di Equitalia. Chi pensa di poter trarre beneficio o un sospiro di sollievo, sappia che si tratterà solo di una sensazione temporanea ed apparente. La struttura di riscossione, tanto cara agli Italiani cambia nome ma non cancella tasse. In pratica si torna allo stato quo-ante, sarà la Agenzia delle Entrate a gestire il tutto, il personale di Equitalia, non viene licenziato, tutto cambia per restare tutto come è. Una operazione di marketing sicuramente di grande livello, e che cade in un momento sicuramente importante per la vita politica italiana. Ci sarà qualche modifica nelle modalità di riscossione dei tributi, ma non si cancella proprio nulla. Con la manovra di bilancio 2017, approvata al Consiglio dei ministri lo scorso 15 ottobre, viene sancito dal prossimo anno l’addio definitivo ad Equitalia, nonché la rottamazione delle cartelle esattoriali. Una misura di favore per il contribuente, “un segnale di lassismo verso gli evasori fiscali o presunti tali” invece per il presidente dell’Inps Tito Boeri, come riportano mass media ancora non si conoscono nel dettaglio i contenuti della rottamazione, ma il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha assicurato che non si tratterà di un condono fiscale né di una sanatoria. La rottamazione quasi certamente riguarderà anche l’Iva, le multe e i tributi locali e in pratica verrà concesso uno sconto ai contribuenti in ritardo con il pagamento delle cartelle esattoriali non pagando interessi di mora e l’aggio di riscossione. Rimangono però gli interessi legali il cui tasso, stabilito dall’articolo 27 della Legge n. 689 del 1981, sfiora livelli da usura, quasi il 20 per cento. Il tasso legale si applica da quando la sanzione amministrativa diventa esigibile fino a quando viene iscritta a ruolo. Insomma rimane un bel grattacapo per i contribuenti visto che lo Stato non sconterà gli interessi legali. Una questione sollevata anche da un giudice di pace di Grosseto, Adriano Simonetti secondo cui la maggiorazione del 20% è un tasso d’usura e perciò solleva dubbi di legittimità costituzionale su questa sovrattassa. Ma un’altra beffa è dietro l’angolo. L’annuncio dell’addio ad Equitalia potrebbe non essere un regalo per tutti i contribuenti visto che gran parte delleamministrazioni locali da tempo hanno abbondanato l’agenzia per affidarsi a consorziate o al fai da te. Secondo i dati snocciolati dall’ad Ernesto Maria Ruffini, sono 3622 i comuni italiani su 8005 che sono rimasti attaccati ad Equitalia. La domanda in tal caso è: che fine faranno le cartelle esattoriali emesse da altre agenzie di riscossione? Verranno rottamate come quelle di Equitalia o no? Ai posteri le ardue sentenze. Tutto cambia purchè nulla cambi.