Roma. Si parla di etica, moralità e si è fatto il punto al Senato della Repubblica su un argomento di grande interesse sociale: “Presetnazione DDL normativa sicurezza sul parto naturale. In particolare è stato apprezzatissimo nel mondo istituzionale e sanitario l’intervento del senatore Aldo di Biagio che di seguito riportiamo testualmente:
“Voglio ringraziare la collega Paola Binetti che con il suo lavoro e la sua sensibilità, medica ed istituzionale, ha reso possibile la discussione di un tema così delicato in Parlamento.
Ringrazio i tanti che sono intervenuti e gli autorevoli relatori che con la loro esperienza e competenza sapranno, di certo, essere un riferimento per l’argomento in esame.
Sebbene non posso considerarmi un esperto della materia, non avendo nemmeno le basi scientifiche per poterlo essere, negli ultimi anni ho voluto occuparmi dei temi connessi alla salute perinatale e alla tutela della maternità.
Scosso da ricorrenti eventi di attualità, che rapidamente finiscono nel dimenticatoio.
E dalla esistenza di un zona grigia nella gestione sanitaria e nella conseguente percezione socio-culturale dell’evento nascita.
La collega Binetti , da medico, è stata particolarmente esaustiva.
E proprio questa chiarezza che ha condotto al ddl che oggi presentiamo mi ha condotto a ricercare un momento di confronto pubblico.
Che consentisse di far balzare all’attenzione pubblica le anomalie che condizionano i livelli di sicurezza, talvolta limitati, sull’evento nascita.
In primo luogo l’assenza di un modello clinico organizzativo di parto.
Attualmente il parto naturale è affidato un po’ al caso.
Il più delle volte, l’esito di questa casualità conduce alla nascita di un bambino sano e ad una mamma, un po’ scossa, ma in salute.
Ma – come ci verrà detto dal Dr. Belli – i dati statistici evidenziano come spesso il parto naturale conduca a tassi non trascurabili di natimortalità.
E a importanti tassi di morbilità infantile e materna.
In un paese che ambisce a qualificarsi come moderno ed avanzato non è tollerabile un trend di questo tipo.
Da qui l’esigenza di proporre, anche in maniera provocatoria – se mi permettete – un disegno di legge.
Che introduca un modello clinico organizzativo puntuale ed efficiente nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
Che oltre a rivoluzionare il modus operandi ostetrico, sostanzialmente privo di innovazione scientifica da svariati decenni.
Come verrà evidenziato dal referente del Cisa.
Gli conferisce parametri di trasparenza, responsabilità e sicurezza.
Virtù che al momento sono totalmente assenti.
A danno di madri e bambini.
Ma, cosa ancora più importante, accosta al parto naturale l’obbligo di una formazione continua per gli operatori.
Con l’introduzione di una sorta di certificazione di idoneità, che consenta di coinvolgere soltanto coloro che sono adeguatamente formati.
Estromettendo personalismi da sala parto e improvvisazione ostetrica.
Tutto questo per creare le condizioni per un focus, ad esempio, sull’utilizzo della manovra di kristeller.
Che, chiedo scusa ai medici ginecologi qui presenti, sembra proprio un tabù.
Informandomi ho avuto modo di apprendere che alcune evidenze scientifiche recenti, affermano che non ci sono indicazioni mediche valide per l’applicazione della stessa.
Che addirittura è potenzialmente lesiva della madre e del nascituro.
Ragion per cui si tratta di una pratica vietata in Spagna e Gran Bretagna.
In Italia continua ad esistere ma applicata spesso in un modo errato.
Senza il consenso informato da parte della donna e senza quella esperienza, formazione e consapevolezza da parte degli operatori.
Che, stando agli studi e ai dati che i relatori avranno modo di condividere, risultano – spesso –ignari delle conseguenze.
Siamo qui per ribadire in maniera convinta e responsabile l’assoluta necessità di promuovere la naturalità dell’evento nascita.
Dopo gli eccessi di medicalizzazione degli ultimi anni.
Ma con la stessa convinzione ribadiamo che non è possibile questo tipo di promozione se restano le attuali condizioni.
Se non si innesca un meccanismo riformatore, culturale prima ancora che scientifico, resta impraticabile la strada della valorizzazione della naturalità nella nascita.
Con queste premesse, non si intende demonizzare il cesareo.
Ma è opportuno che questo sia limitato ai casi necessari.
E non sia un exit strategy per parti naturali gestiti mali.
Personalmente sono consapevole dell’effetto forte di queste argomentazioni per il mondo scientifico.
Considerando che si intende introdurre una rivoluzione.
Non è nostra intenzione creare polemiche o speculazioni.
Vogliamo chiarezza, trasparenza e competenza.
Perché l’obbligo delle istituzioni è proprio quello di pretendere l’osservanza di queste condizioni.
E’ inaccettabile che nel 2015 si assista ancora a morti come quella della piccola Nicole a Catania.
La gravidanza delle donne, e successivamente la nascita, non devono essere dei meri numeri.
O – purtroppo in molti casi – un’occasione per fare business.
In quanto rappresentanti delle istituzioni abbiamo l’obbligo morale.
Di creare le condizioni affinché il momento più delicato della vita – che è fondante per l’evoluzione di una società – venga tutelato.
In tutti i modi in cui questo è possibile.
E dare strumenti di competenza, controllo e sicurezza al parto naturale rappresenta – a mio avviso- la strada più giusta da intraprendere.”