“Sempre e solo carnefici?”
E’ nascondendosi dentro i soliti luoghi comuni, avvolti da circostanze e parole conosciute che si giunge a gettar via sentenze tutt’altro che originali; il bisogno di incolpare forzatamente qualcuno identificandolo come origine del male, appartiene ormai all’essere umano sin da sempre. Nati con il seme marcio che, anziché distruggere coltiviamo amorevolmente, senza realmente comprendere che anni di evoluzione e teorie vengono cestinate come fossero cartacce. Non si ascolta mai, si sente soltanto, senza dar peso ad argomenti che spesso vengono messi da parte, dei quali si finge l’inesistenza. Allora perché non trattare uno di questi argomenti, riflettendo? Cosa pensiamo realmente quando sentiamo pronunciare la parola “Uomo”? o meglio, pensiamo davvero qualcosa oppure inciampiamo sulla moltitudine di preconcetti? Gli uomini quindi chi sono? Ma certo, sono di quelle persone egoiste, assolutamente schierati dalla parte del loro genere e di tutti i privilegi che saldamente cercano di tenere fra le mani da anni. Uomo è sinonimo di violenza, soprusi, male psicologico e fisico. Colui che conserva gelosamente un unico pensiero, che lo fa svegliare la mattina e dolcemente lo fa addormentare la sera, dopo averlo soddisfatto. L’uomo è telecomando, birra e divano, è calcio, donne e motori. Siamo soddisfatti di questa definizione, che sembra piuttosto avere il tono di una grande, comune ed invalidante accusa, oppure comprendiamo che forse qualcosa non va? perché intrappolare qualcuno in una definizione così degradante? le azioni di individui appartenenti ad una determinata categoria, non permettono di incolpare tutti gli altri in base ad errori appartenenti esclusivamente a chi li ha commessi. Ma spesso questo sembra troppo astruso da comprendere e perciò si procede, al gradino di colpe successivo, dove l’uomo non è più una persona bensì una specie di creatura mitologica che prende il nome di Carnefice, il quale massacra tutto e tutti senza sentimenti. Non si riflette mai sul fatto che non è concepibile affermare ciò, neanche soltanto pensarlo. Vedere un uomo forte, imbattibile, senza sentimenti, questo ci insegna la società. Amare non è da uomini, piangere non è da uomini e noi ci lasciamo plagiare da queste ideologie deviate, che portano la distorsione di quello che realmente osserviamo. Con maggior frequenza la televisione ci scaraventa nelle case notizie raccapriccianti i cui soggetti sono molto spesso loro; questi “Uomini mostri” che non hanno pietà, senza mai affermare però che si tratta di casi, frequenti si, ma non della regola. E’ assurdo etichettare in un’era in cui determinati concetti dovrebbero essere ormai ben chiari. Perché “fare di tutta l’erba un fascio”? semplicemente perché ci è più comodo, l’essere umano moderno ed emancipato non pensa, parla soltanto anche quando farebbe bene a tacere. Sarebbe quindi necessario iniziare, prima che sia troppo tardi, a soffermarci su determinati valori. Si riflette mai che, come la donna sia stanca di essere trattata in modo disumano, anche l’uomo lo sia? si sottolinea sempre quello che ci coinvolge in prima persona, ma il “mettersi nei panni dell’altro” probabilmente dovrebbe andare ancora di moda. Ci si mangia a vicenda quando invece basterebbe sedersi ed ascoltare, ascoltare attentamente anche i dolori altrui; non sono tutti uguali, ci sono gli uomini che meritano rispetto, che si discostano dal pensiero comune e che sanno andare oltre. C’è chi sa perfettamente che piangere non lo renderà meno uomo, che bere una birra in meno non significherà mancata virilità. Ci sono gli uomini che sanno amare e meritano di essere amati, quelli che non hanno bisogno di mentire per averti accanto, e che della sincerità ne fanno la base di qualsiasi rapporto. E’ sbagliato incolpare a prescindere, bisogna soltanto avere fiducia, quella fiducia che seppur calpestata non può permettersi di farla pagare a chi dolore non ne ha procurato. Basta riflettere quindi, facciamolo!
(Morena De Luca)