“Il tatuaggio è un’opera eterna su un supporto effimero”
(Pascal Tourain)
Considerato spesso, al giorno d’oggi, come un accessorio indispensabile per potersi ritenere perfettamente alla moda, il tatuaggio risulta essere al contrario, espressione e proiezione della propria interiorità, per chi crede realmente in tale Arte. Affonda le sue radici sin dal passato, un passato molto distante; si può quindi procedere gradualmente analizzando l’evoluzione di una moda apparentemente odierna, che in realtà iniziò il suo cammino ben 8000 anni fa. La testimonianza più antica, risalente alla cultura Chinchorro, sviluppatasi in Cile e Perù, appartiene alla mummia di un uomo, e consiste in una semplice linea posta sul labbro superiore, come a simulare un baffo. Ma avvicinandoci, per così dire, sempre più ai nostri giorni, giungiamo in Italia, dove il nostro antenato più antico, del quale abbiamo notizia, sembrava provenisse da Bressanone; denominato “Uomo del Simulan”, sopravviveva fra catene montuose con arco, frecce ed una serie di accessori a lui congeniali, portando con sé anche particolari disegni sul corpo, i quali, al tempo, avevano certamente un significato ben diverso da quello dei nostri giorni. Spesso tali segni venivano utilizzati come una sorta di carta d’identità per stabilire l’ appartenenza di un individuo ad una specifica tribù, o magari per celebrare eventi importanti della vita, come ad esempio il passaggio alla vita adulta . Adornare il proprio corpo divenne così usanza comune in molte parti del mondo, che contemporaneamente, durante lo sviluppo delle varie civiltà, contribuiva alla caratterizzazione di ognuna. Possiamo così trovare la presenza dell’Egitto, dell’antico Impero Romano, dove fu in seguito vietato dall’imperatore Costantino, che dopo la conversione al Cristianesimo non ritenne, il decorare il corpo, un atto congeniale alla cultura del tempo. La religione islamica ed ebraica vieta tutt’ora tatuaggi permanenti, accogliendo invece quelli temporanei realizzati con l’henne, un pigmento organico di color rosso, ricavato dall’omonima pianta; vengono realizzati principalmente sulle mani e sui piedi delle spose, le quali per adornare il proprio corpo realizzano elaborati disegni, la notte prima delle nozze. Il tatuaggio venne inoltre vietato anche da Papa Adriano, durante il Concilio di Nicea, ma nonostante il divieto, l’abitudine di segnare il proprio corpo era ormai così diffusa che sopravvisse, soprattutto fra le classi meno abbienti, le quali non sentivano il bisogno imminente di mantenere “un’immagine pulita”. Dopo un lungo silenzio, ed un “fare senza raccontare”, nel XIX secolo, il tatuaggio riemerge a seguito della pubblicazione del saggio ” L’uomo delinquente” di Cesare Lombroso, il quale mise in relazione il tatuaggio e la degenerazione morale, identificandolo come un’anomalia anatomica che permette di riconoscere il così detto “delinquente”; costui mostra caratteristiche simili agli uomini primitivi e agli animali e l’atto di tatuarsi risulta essere sinonimo di regressione allo stato primitivo, quindi selvaggio. Fu negli anni ’60, inizio ’70 che la progressiva diffusione del tatuaggio, soprattutto fra hippy e motociclisti, portò ad una nuova concezione dello stesso, che man mano, diffondendosi fin nella nostra società ha notevolmente cambiato il significato, seppur pregiudizi stagnano silenziosamente fra un finto modernismo e un’ apparente apertura mentale che cela, al contrario, seppur in modo diverso, una discriminazione a tutti gli effetti. L’immagine risulta quindi essere la prima vera carta che permette, la maggior parte delle volte, di accedere in determinati meccanismi. Quanto può un tatuaggio influire sulla nostra vita? forse alle volte troppo e inutilmente; portando uno degli esempi più comuni, purtroppo, l’avere o meno un posto di lavoro può dipendere da quanti, come e dove poniamo un tatuaggio, considerato, seppur in modo meno marcato di anni fa, “atteggiamento di regressione allo stato primitivo” come citava Lombroso. L’idea del “poco affidabile ” e non curato alberga ancora in una società che sembra essere tanto moderna e progressista, che però, appare alle volte conservatrice di ideologie che non avevano vita neanche 8000 anni fa! Ma dopotutto possiamo dire che: “si, va bene anche così” il troppo bello e perfetto non porta a nulla di concreto no? Sta semplicemente ad ognuno, avere il coraggio e la forza di esprimere se stessi, con intelligenza e non per moda, accettandone anche le conseguenze, lottando magari pacificamente per permettere un giorno, di poter avere davvero LIBERTA’ DI ESPRESSIONE!
(Morena De Luca)