“la scultura come tutte le arti , è la via regia per conoscere il mondo e svelarne i segreti”
( O. Delahaye)
E’ grazie al Bernini, mente ed anima del barocco, che ad oggi è possibile ammirare ” l’arte del movimento”, sculture che si distaccano dalla staticità esistente in precedenza per prendere vita. Analizzando attentamente uno dei più grandi capolavori dell’artista: “Il ratto di Proserpina”, diviene inevitabile non accorgersi della grandezza di un uomo tanto profondo, la cui ricerca del vero, realistico e tangibile, prende forma in sensazionali opere, contenitori preziosi di sentimenti. Realizza così Proserpina, figlia di Giove e Cerere, che notata da Plutone, Re degli inferi, il quale se ne invaghisce, decise di rapirla. I due personaggi vengono rappresentati esattamente durante l’atto, offrendo all’osservatore uno spettacolo ricco di pathos. Plutone è contraddistinto dalla corona e lo scettro, accompagnato dal suo cane a tre teste, Cerbero, che posizionato dietro l’imponente figura quasi lo protegge, controllando che nessuno ostacoli il suo operato; mentre Proserpina, sconvolta, lotta inutilmente contro l’uomo che la sta catturando , spingendo la propria mano sul volto di Plutone, che invece la stringe ancor più a sé, affondando le sue possenti mani sulla coscia e sul fianco della donna, il cui volto è segnato da disperazione e lacrime. Ed è proprio qui che si raggiunge l’apice . Un marmo che diviene carne, una morbidezza inaspettata che sorprende inevitabilmente, a tratti sembra lanciar una sfida, che l’osservatore coglie cercando di trovar quel qualcosa che non coincide con la realtà, quel dettaglio errato, incongruente, che però non trova posto nelle sculture del Bernini. Così osservando la scultura, si viene avvolti da un’incredulità maestosa, la quale porta al concepimento di pensieri che rincorrendosi fra loro lasciano spazio ad una sola consapevolezza: La “grandezza interiore”, se posseduta, non può essere nascosta a lungo, e quando finalmente trova espressione, diviene incontenibile.
Morena De Luca