“L’apparenza inganna”
E’ sempre più comune giungere a conclusioni affrettate, giudicare per disfarsi immediatamente di un qualcosa che per un motivo o un altro risulta essere scomodo. Tanti atteggiamenti che appaiono inspiegabili e ai quali nessuno vuole dar interpretazione; è più comodo giudicare, diffidare, alzare muri di parole e pregiudizi, perché capire richiede impegno, tempo, e alle volte anche dolore. Riprendendo così la distinzione dell’essere umano, effettuata da Italo Svevo, possiamo ridefinire il concetto di individui Sani e Malati. I Sani sono, più semplicemente coloro che vanno di pari passo con lo sviluppo, la società, l’ideologia comune e la comune sensibilità; i Malati invece sono gli scomodi, gli anticonformisti, coloro che in comune con tutto quello che li circonda hanno ben poco, sensibilità che capta il pur minimo flusso di energia, sia essa positiva o negativa, e forse quest’ultima ancor più percepibile. Malato risulta essere quindi il cosi detto “Diverso”, che poi non per forza dovrebbe essere classificato come Malato, ma effettivamente così viene inteso. Quest’ultimo si adopera per ottenere un’esistenza autentica, affine alle sue caratteristiche, un mondo in cui la sua mente ed il suo cuore possano trovare accoglienza, fuori dal quale tutto risulta essere invece strano, non adatto, da curare. Si copre di atteggiamenti e parole che spesso neanche appartengono allo stesso individuo che, per sopravvivere deve necessariamente indossare. E’ dunque compito dei Sani provvedere al giudizio, quello insindacabile, assoluto, che di giusto probabilmente non ha neanche la sintassi che lo costituisce. Un giudizio che, come lame affilate, taglia nettamente qualsiasi speranza di comunicazione, portando ad una divisione apparentemente insuperabile, incolmabile, il cui rimedio è così semplice ed immediato che sembra quasi non avere consistenza, non avere valore. Cala il freddo, quello non dipeso da una nuvola passeggera; il freddo figlio di una solitudine ed un non compreso bisogno d’ascolto, d’aiuto. Non tutti sanno essere così schietti e direttamente disarmanti, alle volte c’è bisogno di più attenzione, di osservare attentamente i particolari, senza bisogno di trovar nel modo più conciso possibile la soluzione che magari richiede semplicemente più tempo. E’ errato classificare qualcuno senza averlo conosciuto davvero, e bisogna fare attenzione; con il termine “conoscere” non si intende di certo saperne il nome, o quanto zucchero mette in un caffè! Conoscere dentro, o almeno avvicinarsi a quel tipo di conoscenza, che non si raggiunge mai completamente, poiché ognuno possiede un modo così complesso e strutturato che risulta essere impossibile saperne completamente con l’utilizzo di una sola vita; ma questa ci è stata concessa e bisognerebbe utilizzarla nel modo migliore possibile, iniziando, ad esempio, ad abbattere muri e costruire sentieri, spezzare catene di superficialità e prendersi per mano percorrendo, a piccoli passi, strade tortuose che possono portare alla visione di uno splendido panorama!
(Morena De Luca)