“Dal quotidiano alle maniere forti”
Generalmente si è soliti giustificare il nostro evitare di trovare soluzioni a situazioni che sappiamo errate, nelle quali continuiamo a stagnare, per poi giungere a conclusioni soltanto dopo aver raggiunto il giusto grado di “marciume”. Improvvisamente tiriamo fuori quella frase che probabilmente possiede radici millenarie, che con tono rassegnato e allo stesso momento fiero, sputa fuori la perla che da senso alla pigrizia dell’agire: ” Meglio tardi che mai”. E infatti andiamo avanti così, a “meglio tardi che mai” come fosse pane quotidiano, neanche se avessimo così tanto tempo nella vita. Si può sbagliare il più possibile, per mesi, magari anni, tanto è necessario tornare sulla retta via anche quei cinque minuti prima di tirar fuori l’ultimo respiro, per far di te un eroe. Che seppur in ritardo, si è pentiti e si ha salva l’anima. Perché funziona così: sbaglia per tutta la vita e pentiti all’ultimo, sarai un eroe; sii corretto per tutta la vita e sbaglia sul finale ed avrai una prima bellissima pagina sulla rivista chi sa di chi, primo in classifica nella selezione del male personificato. E’ la legge della natura no? meno dai più ricevi. Fa si che ti vedano solo un po’ voglioso di donare e sei spacciato. Letteralmente. Che poi sarebbe interessante sapere con certezza, se tutte queste strane leggi son davvero frutto di qualcuno tanto potente da volersi divertire rendendoci ridicoli, oppure siam noi abili a fare gli stolti. Ma nel corso del tempo non tutti si sono dimostrati ben propensi nell’accettare questa “perla millenaria”. In particolar modo l’horror ha deciso di prendersi cura di questo tema, spiegando, tramite un suo sotto genere cinematografico, lo splatter , il suo pensiero a riguardo. Con ” Saw l’enigmista” ha inizio un lungo cammino introspettivo per ognuno, un cammino che violentemente ci pone di fronte a riflessioni importanti, ci catapulta davanti ad una domanda fondamentale: davvero ” meglio tardi che mai” oppure c’è un tempo preciso per poter tornare indietro? è necessario trovarsi di fronte alla morte per redimersi oppure bisognerebbe “aprire gli occhi”? seppur spesso l’horror possa risultare un genere con il solo scopo di spaventare e inorridire, essenziale è saper andare oltre, in questi otto film ( l’ottavo in uscita nel 2017) maggiormente. Pensato con il sentito bisogno di far comprendere quanto peso realmente diamo alla nostra esistenza e perché solo la morte ci sveglia dalla lunga agonia prodotta dalla distruzione di se stessi. Attraverso prove spaventose che vedono la morte madre del film, Saw, quest’uomo killer, noto eppur così misterioso dà, a persone che da troppo tempo si alzano cestinando la propria vita, l’opportunità di conoscere il vero dolore e avere un’ultima possibilità. Persone che non amano la propria vita e tentano di distruggerla o individui che amano distruggere quella altrui; loro i protagonisti, loro le vittime, loro gli unici a potersi salvare e salvare altri. Prove impossibili, giudicate tali, follie realizzate da un folle, eppure il modo più estremo attraverso il quale le persone comprendono. Se davvero non amassi la tua vita saresti libero di lasciarti morire, se così non fosse… lotterai con tutto te stesso. L’orrore che la mente può concepire contorna un concetto pregnante: non è meglio tardi che mai, non ci si può accontenta del perdere tempo perché tanto… meglio che mai. Si può quindi cercare di rispondere a se stessi, a quella domanda che silenziosamente tormenta l’inconscio: davvero è necessario conoscere la nera Signora o è possibile svegliarsi dal profondo sonno prima del tragico arrivo? La Morte. quante volte la imploriamo di porre fine ai nostri mali? la Vita. Ma poi restiamo dannatamente aggrappati alla vita!
(Morena De Luca)