Partendo dal grande scrittore italiano verista, Giovanni Verga, cercheremo di analizzare e riflettere sul concetto di successo e sulla possibilità di non riuscire in ciò che si desidera correlata alla posizione che si occupa all’interno della società, un’idea espressa tra la fine dell’ottocento e inizi novecento, che risulta essere particolarmente interessante inserire nel nostro contesto sociale. Attraverso la “Teoria dell’ostrica” Verga spiega come per coloro che appartengono alla fascia dei deboli, sia necessario restare legati ai valori tradizionali per evitare che il mondo li divori, come fosse un “pesce vorace”. Quindi finché la classe più umile vive protetta nell’ambiente che li ha visti nascere e crescere, nulla è da temere poiché sono al sicuro da qualsiasi minaccia. Il problema sorge quando il povero, inteso materialmente, decide di voler cambiare la propria posizione, tentando di migliorarla. Sarà proprio questo progredire, come possiamo notare nei romanzi dell’autore, tra i più esemplari ” I Malavoglia”, a portare l’uomo all’insuccesso e quindi al peggioramento della posizione occupata inizialmente. Questo concetto viene definito “Teoria dell’ostrica” perché, così come l’ostrica vive sicura finché resta avvinghiata al proprio scoglio, l’uomo di Verga vive sicuro fin quando resta protetto all’interno del proprio ambiente, lasciando svanire le manie di miglioramento. Ma cosa si intende con il termine successo? Partiamo dalle radici. “Successo” deriva dal latino “successus” ossia avvenimento, buon esito, e dal verbo “succedere” ossia avvenire; sta ad indicare il raggiungimento della completezza e della soddisfazione, raggiungere un qualcosa che si è tanto desiderato e per il quale sono state impiegate energie. Si può affermare che il successo sia un traguardo ottenuto in base alla posizione sociale inizialmente occupata? e poi, è davvero un traguardo o un inizio? E’ palese che al giorno d’oggi tale termine venga utilizzato molto frequentemente, magari a volte anche in maniera inappropriata; è spesso associato al dio Denaro attraverso il quale risulta essere obiettivo facile il rispetto, una maggiore diffusione del proprio lavoro, anche indipendentemente dalla validità, stima ed affetto di chi resta abbagliato da un mondo apparentemente facile e pulito, senza considerarne i retroscena. Rispetto al concetto espresso precedentemente nella ” Teoria dell’ostrica” possiamo notare delle differenze: nonostante il successo venga rappresentato da oggetti che né diventano erroneamente soggetti, esso presenta due volti: in parte non appartiene esclusivamente a chi possiede una posizione sociale stabile o benestante, e questo si può affermare a seguito di una semplice analisi dei nostri giorni; molte sono le persone che riescono a costruire la posizione che sognano pur appartenendone ad una, completamente opposta o comunque inferiore; d’altro canto questo “super potere” sembra giungere incondizionatamente ed in modo smisurato, fra le mani di persone che, pur non possedendo le giuste qualità, hanno dalla loro parte una condizione economica che permette di comprare tutto, anche lo stesso denaro! Si dimentica così il vero significato, che viene distolto o completamente cancellato dalla superficialità e la facilità con le quali si è soliti affrontare aspetti della vita che meriterebbero maggiore attenzione; l’obiettivo è quello di ricordare il vero senso, cogliere la profondità di un termine troppo spesso venduto e svenduto; questo processo di recupero è possibile completarlo attraverso la definizione del termine di Bessie Anderson Stanley, scrittrice statunitense: ” Ha avuto successo colui che ha vissuto bene, ha riso spesso e amato molto; chi si è guadagnato il rispetto di persone intelligenti e l’amore dei bambini piccoli; chi ha trovato il suo posto e ha portato a termine il suo compito; chi ha lasciato il mondo meglio di come l’ha trovato, grazie a un papavero coltivato, a una poesia perfetta o un’anima salvata; chi ha saputo apprezzare la bellezza della Terra e non ha mai mancato occasione di esprimerla; chi ha cercato sempre il meglio negli altri e ha dato loro il meglio di sé; colui la cui vita è stato fonte di ispirazione, il cui ricordo è una benedizione.”
(Morena De Luca)