Benvenuto Cellini, nasce a Firenze nel 1500 e vi muore nel 1571, scrittore d’arte, scultore ed orafo abilissimo al servizio dei più grandi personaggi del periodo tra i quali, Clemente VII, Cosimo I De Medici, Francesco I di Francia, è considerato uno dei maggiori esponenti del “manierismo fiorentino” insieme al Rosso Fiorentino, al Pontormo, Bandinelli ed all’Ammannati.
Dal 1540 al 1545, Cellini è in Francia, dove lavora per Francesco I che stava costruendo la Reggia di Fontainebleau. Francesco I era amante delle arti e delle lettere, oltre che ammiratore del Rinascimento italiano, ed a partire dal 1528 aveva dato il via ai lavori di ingrandimento e decorazione del vecchio castello di Fontainebleau.
Il Re voleva trasformarlo in una specie di “corte all’italiana” e tal proposito aveva chiamato in Francia una schiera di pittori, scultori, decoratori, stuccatori, provenienti dall’Italia e dall’estero.
Nel luglio del 1542, fu data al Cellini la naturalizzazione francese, privilegio concesso precedentemente anche al Rosso Fiorentino, questa permetteva all’artista di ottenere notevoli vantaggi giuridici, ma gli creava anche problemi, in quanto Cellini accettando la naturalizzazione si era impegnato a rimanere per sempre al servizio del Re di Francia e di conseguenza, quando nel 1545 abbandonerà la Francia, verrà meno a quel patto.
Quando Cellini ricevette da Francesco I, l’incarico di realizzare la Saliera, vi era presente anche il Cardinale Ippolito D’Este, che non mancò di illustrare al Re la difficoltà esecutiva di quest’opera, ma il Re non se ne curò e prese da parte il Cellini, chiedendogli quanto oro occorresse, al che, Cellini rispose “mille scudi”, che gli vennero consegnati immediatamente e stando a quanto raccontato nella Vita, il giorno dopo l’incarico cominciò subito a lavorare alla Saliera.
Questa, fu ultimata nel 1543, quando vennero terminate anche la base in ebano con la fascia in oro e smalti, l’artista nei suoi scritti sostiene che fu lui il primo ad utilizzarla, con “parecchi….cari amici”, su una tavola imbandita nella sua bottega.
Della Saliera abbiamo ben tre descrizioni di pugno dello stesso autore. Procedendo ora ad un’analisi critico-descrittiva della Saliera, che può certamente essere considerata un capolavoro di oreficeria da tavola, emergono non poche difficoltà per la moltitudine di figure ivi contenute, per l’identificazione di esse, nonché per l’individuazione dell’esatto significato di esse e di tutti gli elementi.
Quest’opera , può essere considerata come espressiva di quel virtuosismo tecnico proprio del Manierismo e del Cellini stesso. Osservandola non si si può non rimanere stupiti dalla ricchezza degli elementi, sembra quasi impossibile che tutti quei motivi decorativi e non, siano inseriti in uno spazio cosi piccolo.
Cellini, in quest’opera dimostra chiaramente la sua padronanza tecnica, inserendovi figure sbalzate, cesellate, quasi a tutto tondo, insieme a smalti, trafori, dorature, il tutto denotato da una forte individuazione naturalistica delle forme, visibile in particolare nel modellato fluido dei corpi, nella naturalezza dei loro gesti, nell’intesa psicologica o empatica che lega tra loro le figure principali.
La trattazione minuta sin nei minimi particolari di alcune parti anatomiche, come i capelli della figura femminile e la barba della figura maschile, creano con la scabrosità delle superfici che occupano una maggiore vibrazione luminosa.
Le figure principali della Saliera sono due nudi, uno maschile e l’altro femminile, della stessa grandezza, posti l’uno di fronte all’altro. Cellini stesso ci comunica tramite le sue opere, che si tratta per la figura maschile, del Mare, personificato da Nettuno con il tridente e della Terra per la figura femminile. Le loro pose sono particolari, sono in bilico, il loro equilibrio è instabile, il Nettuno ha un atteggiamento fiero, ed è posto su una specie di cocchio marino, formato da quattro cavalli visti fronte e pesci visti dal retro. La Terra è seduta sugli scogli ed è nel complesso in un atteggiamento meno minaccioso rispetto al Nettuno.
Questo instabile equilibrio è l’elemento più dinamico del gruppo ed è il perno, il fulcro dell’intera composizione, imprime a questa un moto rotatorio, che da al tutto un dinamismo probabilmente voluto dall’artista e non il risultato delle varie e casuali modifiche come qualcuno ha pur affermato.
Ai lati della Terra e di Nettuno vi sono i rispettivi contenitori, per il sale e per il pepe, per il sale Cellini pensò e realizzò una nave suggerendo la natura marina di questo elemento e per il pepe, pensò e realizzò un tempietto con figure ed arco trionfale, ad indicare l’origine terrestre del pepe.
Al di sotto delle figure principali vi sono una moltitudine di altre figure e motivi posti su una base d’ebano, di forma ovale ed al di sotto di questa base l’artista aveva posto quattro sfere ruotanti in avorio che avrebbero permesso alla Saliera di scorrere sulla tavola favorendone gli spostamenti.
Ai lati della base, Cellini inserì altre figure cesellate, tra cui quattro busti di giovani con le gote gonfie, le personificazioni dei Quattro Venti.
Un’opera bellissima e preziosa unica nel suo genere.
A cura della Dott.ssa Lauretta Franchini