Viaggiando tra il 1859 e il 1973, prendendo così, come punti di partenza, date di opere realizzate in due periodi artistici che hanno analizzato in modo diverso l’amore, in base alle concezioni del tempo, si può osservare come il ruolo dell’arte sia sempre stato fondamentale all’interno della società, in quanto riusciva e riesce, attraverso i vari modi di rappresentare, ad imprimere e far toccare con mano all’osservatore tematiche che lo riguardano direttamente, delle quali alle volte ci si sente estranei, pensando, come comunemente accade: “A me non può succedere”. Con il romanticismo, che nasce in Germania alla fine del ‘700 e da lì si propaga in tutta Europa con caratteri diversi, si ha una nuova concezione del sentimento, che non rispecchia più una fragilità dell’uomo, bensì lo identifica con nobiltà. Vi è quindi la considerazione dell’animo, precedentemente nascosto dalla presenza della sola razionalità (illuminismo), ossia un’esplorazione dell’interiorità dell’uomo concepito non più come tempio di ragione e “disumano” distacco da ciò che lo circonda, ma come un essere capace di provare emozioni e sentimenti che lo elevano verso nuovi orizzonti. Per espletare in modo migliore tali concetti possiamo avvalerci dell’opera: “Il bacio” di Francesco Hayez, uno tra i maggiori esponenti del romanticismo italiano. Il dipinto è dominato dalla trepida figura del giovane che bacia la sua donna prima di una partenza che appare più come una fuga, data la posizione della gamba sinistra sullo scalino. Di grande impatto sono la passione e la dolcezza presenti nei gesti compiuti dall’uomo che con una mano accarezza il viso della donna e con l’altra ne tiene la testa così che non possa sottrarsi al suo ardore; mentre la giovane porge il suo braccio sinistro sulla spalla del ragazzo, stringendolo a sé. E’ presente la forte componente romantica, che distoglie dalla possibile fuga, e incentra l’attenzione sul gesto pieno d’amore dei due amanti che appare puro e vero; non vi è alcuna traccia di inquietudine o sofferenza. Giungendo poi al ‘900 si favorisce la rappresentazione di un altro aspetto del sentimento che spesso, poiché capace di portare l’individuo ad un’analisi fortemente disillusa della realtà, viene accantonato ed etichettato frequentemente come: eccessivo. Con l’azionismo e la body art gli artisti danno vita ad azioni cruente ed autolesionistiche con l’intento di sfogare e al tempo stesso far vivere quel dolore psicologico e fisico spesso celato anche dietro fatti piacevoli e gioiosi. Attraverso l’opera: “Azione sentimentale” di Gina Pane, di origine francese, tra i maggiori esponenti della body art, possiamo osservare la raffigurazione del come, anche i sentimenti più forti possano infliggere dolore. L’artista a tal proposito stringe a sé un mazzo di rose, simbolo dell’amore, in tutte le sue sfaccettature, e poi si conficca le spine negli avambracci. Si è quindi propensi all’accettare gli aspetti positivi, idolatrando chi ne è l’artefice, mentre si tende ad arrecare accezioni negative a quelle raffigurazioni che ci fanno guardare l’aspetto doloroso, volutamente ignorato. Bisognerebbe così, saper accettare le varie componenti di un unico elemento, essendo quindi consapevoli che in tutto sono sempre presenti due metà, le quali non possono esistere l’una senza l’altra.
(Morena De Luca)