L’Egitto ha respinto l’accusa che le proprie forze di sicurezza siano responsabili della morte del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni il cui corpo è stato ritrovato con evidenti segni di tortura e mutilazioni al Cairo. Il giovane risultava scomparso dallo scorso 25 gennaio giorno in cui si svolgevano le manifestazioni di piazza per la ricorrenza dell’anniversario delle rivolte di cinque anni fa che portarono al crollo del regime di Mubarak. Secondo alcune ricostruzione degli avvenimenti conclusi con la tragica fine del Regeni, il quale si trovava in Egitto per le sue ricerche per il dottorato seguito a Cambridge, il giovane sarebbe stato sequestrato da uomini dei servizi di sicurezza perché ritenuto una spia. Magdy Abdel Ghaffar, ministro degli interni egiziano, ha smentito che il ricercatore sia mai stato arrestato dalla polizia locale ed ha bollato come “ inaccettabili” le accuse rivolte alle autorità del Cairo. A suo avviso la morte dello studente è da collegare a qualche atto criminale. Il Governo italiano ha chiesto un chiarimento definitivo sulla vicenda a quello del generale al Sisi con cui Roma ha stretto importanti legami economici e politici, anche in vista della soluzione della crisi libica che sta a cuore ad entrambe le parti risolvere al più presto. (u.e.)