Il Carnevale è un periodo dell’anno veramente difficile da interpretare. Giorni anche un pò magici di baldoria, durante i quali ci si dimentica un pò dei problemi che la vita ogni giorno propone. Questo fino a qualche anno fa, nell’ultimo decennio la cultura carnascialesca è sicuramente scemata, e tutto si concentra un pò nel mondo dei più piccoli. E’ l’occasione per trasformare i bambini in principini e principesse, con maggiore divertimento dei più grandi che si divertono appunto a mascherarli. Ma capiamo bene cosa è questo intervallo che nel calendario liturgico-cristiano si colloca tra l’Epifania e la Quaresima. Riguardo all’ etimologia della parola l’ipotesi più accreditata è quella del “Carnevale” riferito al latino “carnem levare”, cioè, alla prescrizione ecclesiastica dell’astensione dal consumo della carne. Paradossalmente, quindi, trarrebbe il nome dal suo opposto giacchè il periodo di Carnevale si caratterizza proprio dal godimento eccentuato o addirittura sregolato dei beni materiali come cibi, bevande, piaceri sessuali, almeno nelle sue origini e radici storiche.
Le origini sembrano collocarsi in un tempo ormai lontano con la nascita del Carnevale ai Saturnali latini. In quei giorni i romani nel celebrare l’anniversario della costruzione del Tempio dedicato al dio Saturno, si riversavano nelle strade cantando ed osannando il padre degli Dei. Durante quei festeggiamenti veniva praticato il capovolgimento dei rapporti gerarchici ed in genere delle norme costituite della società, sicchè i plebei potevano confondersi con i nobili e viceversa grazie ad un travestimento. Più tardi venne introdotto l’uso delle maschere, preso in prestito dai Baccanali, festeggiamenti in onore di Bacco. Presumibilmente con lo scopo di non essere riconosciuti durante le pratiche licenziose festaiole, di cui i latini erano maestri.
Il Cristianesimo fece ordine nel complicato panorama delle festività romane e cercò di moderare quelle più smodate e trasgressive. Fu così che i Saturnali divennero Carnevale. Nel Medioevo esso subì una trasformazione per effetto probabilmente della tradizione pietistica e della diffusa pratica mistica. La Manifestazione divenne fondamentalmente un rito di purificazione come è provato dalla scena culminante della festa che consiste nel funerale di Re Carnevale. Questo senza però perdere il momento trasgressivo di abbandono ai piaceri materiali come viene rappresentato perfettamente dai versi di Lorenzo il Magnifico “chi vuol esser lieto sia di doman non v’è certezza….” tratti dai canti carnascialeschi.
Oggi, dopo alterne vicende di gloria e decadenza, le manifestazioni carnevalesche hanno ripreso con forte vigore. Per un certo aspetto, ed in molti casi, esse sono il frutto di un sincero recupero di tradizioni popolari, da lungo tempo dimenticate, spesso volutamente dimenticate,come una operazione di rimozione da un senso di colpa collettivo per essere esse stesse fortemente paganeggianti e quindi quasi mai condivise dalla autorità religiosa. Per un altro aspetto esse sono il risultato di un sapiente lavoro imprenditoriale dove il business diventa il volano per iniziative turistiche e di valorizzazione di aree geografiche trascurate, con importanti ricadute sui livelli occupazionali e sul benessere della Comunità.