C’è molta attesa nel mondo iraniano e persiano in generale per la ricorrenza del 20 marzo, quando inizieranno le rituali celebrazioni del Nowruz, il Capodanno in concomitanza con l’equinozio che segna l’inizio della primavera. E’ una festa che secondo le ricerche storiche risulta essere celebrato da oltre 3 mila anni, nel calendario persiano il 21 marzo è il primo giorno del mese di Farvardin, primo mese della primavera che significa “nuovo giorno”, e quindi sta per indicare un nuovo inizio, una nuova vita. La festa è antichissima ed è legata alla religione zoroastriana, culto dell’Impero persiano risalente al VI secolo a.C., . La celebrazione è allegra e gioiosa, collegata all’idea di rinascita della natura contornata da un evidente simbolismo. Attualmente a celebrare il Nowruz è celebrato non è solo il popolo iraniano ma riguarda tutti quei Paesi dell’Impero persiano, e le comunità iraniane sparse ovunque nel mondo. Si festeggia quindi in Afghanistan, Albania, nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, in Georgia, Azerbaigian, India, Turchia, Pakistan, nel Kurdistan iracheno e nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan). E sono più di 300 milioni le persone che il prossimo equinozio di primavera accoglieranno festanti l’inizio del nuovo anno. Una ricorrenza che è stata riconosciuta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come Giornata Internazionale del Nowruz.
I preparativi già sono in corso in quanto iniziano una decina di giorni precedenti l’evento. Si pulisce la casa, e la si orna con fiori freschi, piantare semi, e c’è l’usanza di comprare nuovi capi di abbigliamento. Nelle strade si accendono dei fuochi e le persone saltano nel fuoco recitando un’invocazione testuale: “dammi il colore rosso e prenditi il giallo del mio pallore” . Attraverso questa frase si abbandonano le proprie debolezze per avere in cambio salute e forza. Le ceneri di questi fuochi devono essere seppellite lontano dalle case, poiché simboleggiano tutto il dolore e la negatività accumulatesi durante l’anno che sta finendo. Per l’avvio ufficiale dei festeggiamenti, il popolo iraniano attende il momento esatto del “Nowruz”, il quale è variabile in funzione dell’equinozio e del calendario solare. I Persiani erano molto precisi nel calcolo del Nuovo Giorno, in quanto molto abili ed esperti nella matematica e nell’astronomia. Il Nowruz ha dunque origine nel momento esatto in cui il sole entra nella costellazione dell’Ariete, attraversando l’equatore celeste. Quest’anno si anticipa di un giorno, e sarà precisamente alle 11:28 del 20 marzo, che in Iran corrispondono alle ore 13:5 e sarà duinque un nuovo inizio. La giornata si trascorre di solito con famiglie intorno alla tavola imbandita, che viene preparata secondo la regola dell’Haft-Sin: bisogna apparecchiare la tavola con 7 piatti che iniziano tutti con la lettera S. È un rituale molto bello e dalla forte connotazione simbolica. Ogni alimento rappresenta una specifica caratteristica che ci si augura possa accompagnare il nuovo anno. I 7 elementi sono: Sabzeh: germogli di grano, lenticchie o orzo, che devono essere alti e verdissimi, a simboleggiare la rinascita; Samanu: dolce cremoso a base di grano che rappresenta l’abbondanza; Sib: una mela rossa e lucida, che simboleggia la bellezza; Senjed: giuggiole secche, che rappresentano amore e ospitalità; Sir: aglio, che simboleggia la medicina; Somaq: sommaco (una spezia di colore rosso usata generalmente per insaporire la carne), che rappresenta il colore dell’aurora e quindi la vittoria della luce del bene sulle forze del male; Serkeh: aceto, che rappresenta l’età e la pazienza. Sulla tovaglia, inoltre, si dispongono altri elementi, molto simbolici: un cesto contenente uova dipinte, auspicio di fertilità, una candela, che secondo il culto zoroastriano simboleggia la luce e il bene; un’ampolla contenente un pesciolino rosso, che rappresenta la vita; alcune monete (Sekkeh), simbolo di prosperità e ricchezza; una bottiglia di acqua di rose dai poteri magici. In un braciere invece si pongono il rue selvatico (un’erba sacra, simile all’incenso), il cui fumo serve per allontanare gli spiriti cattivi, un vaso di giacinti o narcisi; uno specchio, che riflette le immagini della Creazione, evento che secondo la tradizione persiana è avvenuto nel primo giorno di primavera il Corano, o un altro libro sacro secondo la fede della famiglia I festeggiamenti durano ben 12 giorni e si concludono con il Sizdah bedar. Si respira un’atmosfera allegra e conviviale, si banchetta e ci si scambiano doni, si balla e si canta in compagnia, si visitano parenti e amici. Il tredicesimo giorno si celebra il Sizdah bedar, che in farsi vuol dire “13 all’aperto” ,evento che segna la conclusione dei festeggiamenti. Secondo la tradizione, per allontanare gli spiriti maligni, bisogna trascorrere la giornata in campagna o comunque all’aria aperta. Quando vengono a farci visita, non trovando nessuno in casa, gli spiriti malvagi sono costretti ad andarsene. Il Sizdah bedar si festeggia all’aria aperta insieme a parenti e amici, in un’atmosfera spensierata e gioiosa, tra canti e balli. I germogli usati per il Sabzeh dell’Haft-Sin vengono gettati nell’acqua di un fiume, a voler simboleggiare la volontà di liberarsi di tutta la negatività accumulate nei primi 12 giorni dell’anno. Prima di gettare i germogli nel fiume, le ragazze nubili ne intrecciano le foglie, esprimendo il desiderio di trovare marito prima del prossimo Sizdah bedar. Quando il nodo si scioglierà, il desiderio sarà esaudito. E tutto sarà compiuto.