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Nel 2015 la speranza di vita è stata infatti di 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne, contro 80,3 e 85 calcolati nel 2014.
Inoltre l’Istat evidenzia che i giovani rappresentano il 21,1% della popolazione, ma nel 20150 scenderanno al 20,2%. La percentuale è quasi pari per over-65, destinati però ad aumentare portando l’indice di vecchiaia (rapporto fra giovani e anziani) da 157,7 al 257,9 nel 2065.
Non si investe abbastanza in prevenzione. Come abbiamo visto nel 2015 la speranza di vita per gli uomini è stata 80,1 anni, 84,7 anni per le donne. mentre nel 2014, la speranza di vita alla nascita era maggiore e pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne.
In prevenzione l’Italia è tra le ultime nazioni nell’Ocse, con una spesa pari al 4,1% del Pil, ma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin parla però di ‘dati da verificare’: “qualora, ad ogni modo, i dati risultassero effettivi, ha rilevato il ministro, “ciò evidenzierebbe un concetto che sosteniamo da tempo, e cioè la necessità di investire di più in prevenzione, in tutte le regioni”.
“Lo dicevamo da tempi non sospetti – afferma il presidente della regione Vaneto, Luca Zaia – la politica dei tagli è cosa diversa da una seria spending e i tagli che si sono susseguiti, e che ancora ci attendono nel futuro, ci hanno portato verso quel 6,5% del Pil dedicato alla sanità che l’Oms indica come soglia sotto la quale inizia a calare l’aspettativa di vita della gente e si prefigura la violazione dell’articolo 32 della Costituzione che sancisce l’universalità delle cure in Italia. Secondo i nostri calcoli sui tagli prospettati avremmo dovuto arrivarci nel 2018, quando in Italia il rapporto Pil spesa sanitaria è previsto al 6,38%. E’ successo prima, e questo è un campanello d’allarme che nessun governante può permettersi di sottovalutare”.
“Lo dicevamo da tempi non sospetti – afferma il presidente della regione Vaneto, Luca Zaia – la politica dei tagli è cosa diversa da una seria spending e i tagli che si sono susseguiti, e che ancora ci attendono nel futuro, ci hanno portato verso quel 6,5% del Pil dedicato alla sanità che l’Oms indica come soglia sotto la quale inizia a calare l’aspettativa di vita della gente e si prefigura la violazione dell’articolo 32 della Costituzione che sancisce l’universalità delle cure in Italia. Secondo i nostri calcoli sui tagli prospettati avremmo dovuto arrivarci nel 2018, quando in Italia il rapporto Pil spesa sanitaria è previsto al 6,38%. E’ successo prima, e questo è un campanello d’allarme che nessun governante può permettersi di sottovalutare”.