L’artrosi dell’anca o coxartosi è una delle cause di maggior riscontro nelle patologie dell’uomo. In diversi casi l’insorgenza è naturale e dovuta all’età avanzata, ma vi è una certa incidenza di casi riscontrati in crescita in età giovani e anche giovanissime. L’anca è una articolazione importantissima su cui si basa la nostra stabilità e che va a coinvolgere moltissimi, anzi quasi tutti gli atti quotidiani della vita. Il paziente gravato da coxartrosi se ne rende conto purtroppo solo in seguito, poiché la malattia che colpisce la cartilagine ed interessa la testa del femore, inizia a dare effetti importanti quando la “consunzione” è già abbastanza avanzata.
Nella salvaguardia della propria salute, dunque è bene controllare periodicamente lo stato delle proprie anche, con ecografie ma anche con periodici accertamenti radiografici. Purtroppo l’informazione che gira sul web, relativamente a questa patologia è spesso confusa, e demandata ad esperienze personali che servono sicuramente ad interpretare i sintomi, ma i rimedi, le cure sono diversificate per ciascuno dei casi. Molti i fattori che concorrono ad una corretta diagnosi, che è la base per l’adozione di terapie conservative della cartilagine eventualmente ancora presente nell’articolazione, e molti interventi chirurgici di artroprotesi potrebbero essere evitati, con un po’ di prevenzione e con le giuste cure personalizzate e non generalizzate. La modalità più comoda ed utilizzata nei primi sintomi di dolore è la classica somministrazione degli antinfiammatori che sicuramente fanno tirare forti sospiri di sollievo, e per qualche giorno riescono anche a far dimenticare la patologia, ma non è certo quella la soluzione.
Anzi, forse il contrario. Il paziente gravato dall’usura cartilaginea, infatti, non avvertendo il dolore attenuato dai Fans, è portato a compiere atti e movimenti con maggiore scioltezza, causando ulteriore aggravamento per la problematica già presente. La muscolatura della zona circostante l’articolazione, compresa quella del gluteo, riveste un ruolo importantissimo per le fasi di “mantenimento” terapeutico. L’artrosi dell’anca ed una corretta e professionale fisioterapia sono elementi che vanno in simbiosi. Esercizi fisici mirati a mantenere muscoli in forma ed allenati, contribuiscono a “tenere” più salda la parte, con minore incidenza dei movimenti che interessano questa articolazione principale. I sintomi che i pazienti avvertono possono essere diversificati da caso a caso, influisce la qualità della vita, il peso corporeo, e come detto in precedenza l’età e lo stato generale delle ossa.
Anche perché al fine di stabilire una corretta terapia, è bene sempre individuare se possibile la causa di questa insorgenza. Alla base delle coxartrosi spesso ci sono displasie dell’anca congenite o anche sopraggiunte da microfratture di cui non ci si è mai accorti. Qualche movimento nello sport da giovanissimi, inconsapevole, può causare una microfrattura che con il tempo, va ad incidere prima di tutto con una dismetria del bacino, che non essendo più in asse grava spesso sull’articolazione “buona”.
In sostanza la coxartrosi non è altro che un iniziale assottigliamento della cartilagine che avvolge la testa femorale, da ciò ne scaturisce una alterazione delle caratteristiche della sfera che con il tempo non è più omogenea, e tende a deformarsi appiattendosi e quindi con un crescendo di difficoltà nei movimenti. All’inizio l’insorgenza della patologia dell’anca viene scambiata per un dolore inguinale, trattato a volte con dei farmaci miorilassanti, il paziente capisce di non poter fare determinati movimenti liberi, e le prime avvisaglie sono quelle di una difficoltà nel mettere le calze, o anche nel taglio delle unghie dei piedi che risulta essere difficoltoso. Poi eccessiva stanchezza rispetto a camminate più lunghe del solito, ed uno stato di malessere generale, accompagnano poi verso lo specialista ortopedico.
Ma prima di questo passaggio molti pazienti, non hanno fatto altro che assumere antiinfiammatori, e lo specialista non può fare altro che diagnosticare la coxartrosi marcata che porta poi ad un intervento chirurgico in gran parte dei casi. E’ chiaro che prima di ricorrere a ciò (anche se ormai esistono tecniche mininvasive ad alto livello tecnologico di cui parleremo nello step successivo dell’approfondimento) si devono tenere in considerazione tutte le terapie che oggi sono presenti nella nostra sanità italiana per il bene della salute dell’uomo.
Anche in questo caso l’informazione on line è carente e piuttosto confusa. Talvolta nei casi di coxartrosi ingravescente, l’intervento è l’unico rimedio, ma gran parte dei casi patologici possono ritardare la chirurgia e ciò è opportuno specialmente in età meno avanzate, poiché la protesi d’anca ha una durata poi limitata nel tempo e bisogna poi fare un po’ di conti temporali. Ci sono però delle terapie importanti che agiscono favorevolmente sulla cartilagine, effetti importanti sono stati riscontrati con infiltrazioni di acido ialuronico sotto guida ecografica mirata. La sostanza iniettata nell’articolazione (sempre che sussistano le condizioni minime di spazio articolare), consente di ridurre sensibilmente il dolore, e di condurre una vita abbastanza normale.
Poi c’è la P.S.T. (Terapia a segnali pulsanti) che viene messa in pratica sul paziente con uno specifico protocollo e che stimola la cartilagine eventualmente esistente, è stata riscontrata una importante efficacia su questo tipo di terapia che è assolutamente innocua, così come quella infiltrativa. Negli stati iniziali, qualche beneficio il paziente può trarlo anche dalla fangobalneoterapia in acque sulfuree. Ma anche l’alimentazione, il peso corporeo, l’esercizio fisico mirato ed una serie di precauzioni devono essere tenute bene in considerazione. (primo step)
Daniele Imperiale
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