Redazione – Il nuovo governo è arrivato in tempi molto rapidi. Consultazioni veloci, con un esito pressochè scontato. Nulla quaestio sulla procedura di rito, che il garante dello Stato, seguendo la scia del suo predecessore reale ha intrapreso e quindi concluso. Dunque abbiamo lo stesso governo, ma senza Renzi. Il No degli Italiani, costato molto caro alle casse dello Stato e quindi agli stessi esercenti il diritto di voto, è servito dunque a lasciare la Costituzione Italiana così come stava. E ciò non per senso di staticità del popolo, ma bensì il contrario. Il popolo dice no per cambiare il sistema, lasciando il Senato così come sta. Non ci saranno dunque consiglieri regionali e megasindaci metropolitani resi tronfi all’ennesima potenza anche per la nomina a senatore. Prendi due e paghi uno. Questa concentrazione di poteri alla gente non è piaciuta, e non è piaciuto il modus operandi e vivendi del governo Renzi, non la sola faccia dell’ex premier, che resta comunque il Segretario del Partito Democratico. E quindi lo schiaffo nel riproporre tutto come stava è forte, è uno schiaffo alla politica è un voler proseguire con la politica della gnagnarella ad oltranza. C’è da aspettarsi anche qualche deroga alle elezioni naturali del 2018, scadenza naturale. E il governo, è stato fatto all’interno, del resto una apertura di larghe intese c’è stata, ma comprensibilmente rifiutata dalle opposizioni. E così l’anomalia napolitana prosegue inalterata nel tempo e continua a viaggiare insieme alla buona ed ottima salute dell’ultraottuagenario Re d’Italia che è il vero fautore di tutto questo meccanismo. Sembra dunque un tutto cambi perchè nulla cambi, un governo della proprietà commutativa, che non farà altro che suscitare reazioni di protesta e di indignazione che consegneranno il paese in mano a Beppegrillo. Ora il dado è tratto, la sfida del sistema ha superato i limiti del comprensibile, ed il governo del povero Gentiloni nasce, anzi prosegue con un certo affanno. Ai posteri le ardue sentenze.