La società di trasporti Tnt ha annunciato il licenziamento di 854 persone, nelle 80 sedi italiane del gruppo. A Peschiera Borromeo, nell’hinterland milanese, ieri c’è stata la protesta dei dipendenti che hanno organizzato un picchetto davanti ai cancelli. La protesta è iniziata alle cinque del mattino di ed è proseguita fino all’ora di pranzo. E’ stato bloccato l’ingresso in azienda di oltre un centinaio di camion e tir, arrivati da tutto il mondo per scaricare la merce diretta all’hub di smistamento di via Spinelli. Secondo la Cgil: “Il piano dei licenziamenti è stato predisposto senza presentare un piano industriale e senza aprire un dialogo con i sindacati per ragionare sul futuro dei lavoratori”. Peschiera è la sede di smistamento della merce per tutta la Lombardia. “Abbiamo appena concluso una procedura che ha portato alla ricollocamento e all’esodo volontario di 300 lavoratori – dice Grazia Golosi, segretaria regionale Uil Trasporti – siamo arrivati all’ultimo incontro pensando di avere concluso la partita quando abbiamo saputo di questi nuovi tagli. Non vogliamo essere un sindacato oltranzista, vogliamo capire quale sarà il futuro dell’azienda e delle persone che ci lavorano”. Nell’aria c’è l’acquisizione di tutta la Tnt da parte della FedEx, un colosso americano della logistica. Secondo Antonio Palla, coordinatore regionale Fit Cisl: “In assenza di un piano industriale, non possiamo sapere se questi tagli siano finalizzati a salvare l’azienda, oppure se è un tentativo di alleggerire i costi in vista di una fusione con la FedEx”.
L’anno scorso i vertici dell’azienda avevano annunciato 400 esuberi in tutta Italia, di cui 150 in Lombardia e una settantina nella sede di Peschiera. Un numero importante che aveva dato inizio ad un percorso di contrattazione con le tre sigle sindacali presenti in azienda – Cgil, Cisl e Uil – concluso con il salvataggio di almeno un centinaio di posti di lavoro. Cambiato l’amministratore delegato, la Tnt è tornata alla carica con una nuova stagione di tagli. “Lo sciopero di oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) è stato organizzato in tutte le sedi italiane – dice Emanuele Barosselli, Cgil – per chiedere all’azienda l’apertura di un tavolo sindacale. Se non ci saranno risposte, proseguiremo ad oltranza”.