Roma – E’ intollerabile che il 40% dei rifiuti finisca ancora in discarica”. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è intervenuto sulla questione dello smaltimento dei rifiuti e spiega che rispetto all’art. 35 dello “Sblocca Italia” che prevede la ‘individuazione della capacita’ complessiva’ degli impianti di incenerimento dei rifiuti, “entro il 3 dicembre le Regioni – afferma Galletti – mi devono dire cosa intendono fare, di quanti impianti dispongono e quanti ne servono e per fare cosa, per evitare nuove infrazioni europee, e alcune Regioni sono già in infrazione”.
Galletti quindi sottolinea che le Regioni “se non vogliono i termovalorizzatori mi dicano cosa vogliono fare, e non mi dicano di nuove tecnologie che ancora devono arrivare”.
Inoltre Galletti si è detto “stanco che i rifiuti vadano in giro in Europa e in Italia sui camion”, pertanto la misura dello “Sblocca Italia” sugli inceneritori va inteso come “un input forte”, e aggiunge: “ma non posso sempre credere alle promesse, voglio degli atti firmati, anche perchè poi li devo portare in Europa”.
Con l’art. 35 dello Sblocca Italia – afferma Galletti – “credo che le Regioni possano arrivare al 65% di raccolta differenziata, a fronte di una media italiana del 35-40% ci sono Regioni che sono vicine all’obiettivo, Regioni che l’hanno superato, Regioni come la Sicilia al 12%, ci sono Comuni all’80% e Comuni al 3%, con le stesse regole. Quindi il problema non sono le regole, serve determinazione”.
Ma è proprio l’articolo 35 dello “Sblocca Italia” che viene contestato dalla regione Lombardia, attraverso l’assessore regionale Claudia Terzi: “Siamo convinti che l’intero sistema delineato dall’art. 35 dello sblocca Italia, pur avallato dalla sentenza della Corte costituzionale, contrasti fortemente con la pianificazione e interesse regionale: ecco perche’ la Lombardia procedera’ con l’impugnazione del Dpcm, il Decreto del presidente del consiglio dei ministri, attuativo di tale disposizione, evidenziando l’incoerenza della posizione nazionale che, non solo ha determinato la pronuncia di illegittimita’ costituzionale nella parte in cui ha equiparato, ai fini della priorita’ di accesso agli inceneritori, i rifiuti decadenti dal trattamento degli urbani agli urbani, ma anche perche’ su tale equiparazione ha fondato lo stesso Dpcm”.
“Ora la giunta – prosegue Terzi – ha deliberato all’unanimita’ di ricorrere nuovamente davanti al Tar del Lazio impugnando il Dpcm”.
In particolare, – spiega la regione Lombardia – la Corte ha ritenuto che sia sulla decretazione di urgenza come sulla compromissione delle sfere di competenza legislativa regionale non ci fossero i presupposti per valutare positivamente il ricorso della Lombardia. E cosi’ anche sull’ammissione di rifiuti speciali pericolosi a solo rischio infettivo provenienti da altre Regioni, che altererebbe gli equilibri finanziari regionali, con potenziale aggravio della tariffa a carico dei cittadini. Per la Corte questo squilibrio sarebbe compensato dalla previsione del contributo a carico dei gestori degli impianti, da destinare ad apposito Fondo finalizzato al contenimento delle tariffe.
Ma è proprio l’articolo 35 dello “Sblocca Italia” che viene contestato dalla regione Lombardia, attraverso l’assessore regionale Claudia Terzi: “Siamo convinti che l’intero sistema delineato dall’art. 35 dello sblocca Italia, pur avallato dalla sentenza della Corte costituzionale, contrasti fortemente con la pianificazione e interesse regionale: ecco perche’ la Lombardia procedera’ con l’impugnazione del Dpcm, il Decreto del presidente del consiglio dei ministri, attuativo di tale disposizione, evidenziando l’incoerenza della posizione nazionale che, non solo ha determinato la pronuncia di illegittimita’ costituzionale nella parte in cui ha equiparato, ai fini della priorita’ di accesso agli inceneritori, i rifiuti decadenti dal trattamento degli urbani agli urbani, ma anche perche’ su tale equiparazione ha fondato lo stesso Dpcm”.
“Ora la giunta – prosegue Terzi – ha deliberato all’unanimita’ di ricorrere nuovamente davanti al Tar del Lazio impugnando il Dpcm”.
In particolare, – spiega la regione Lombardia – la Corte ha ritenuto che sia sulla decretazione di urgenza come sulla compromissione delle sfere di competenza legislativa regionale non ci fossero i presupposti per valutare positivamente il ricorso della Lombardia. E cosi’ anche sull’ammissione di rifiuti speciali pericolosi a solo rischio infettivo provenienti da altre Regioni, che altererebbe gli equilibri finanziari regionali, con potenziale aggravio della tariffa a carico dei cittadini. Per la Corte questo squilibrio sarebbe compensato dalla previsione del contributo a carico dei gestori degli impianti, da destinare ad apposito Fondo finalizzato al contenimento delle tariffe.