Interrompere le relazioni diplomatiche e richiamare in Patria il proprio ambasciatore è il gesto estremo compiuto da una nazione e preludio di un periodo di “guerra fredda” dei rapporti diplomatici ma anche economici. Vi si ricorre in caso di insanabili divergenze in caso mancato rispetto dei diritti umani, delle convenzioni internazionali, di accordi bilaterali oltre che nel caso in cui il Paese ospite entri in guerra.
E dunque l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, è stato richiamato in Italia per consultazioni dal Ministro degli esteri Paolo Gentiloni, per ulteriori indagini sul caso Regeni in quanto “lo stillicidio di piste improbabili moltiplica il dolore della famiglia e offende il Paese intero”. Ben fatto! Ieri la procura di Roma, che indaga sull’omicidio del ricercatore ritrovato al Cairo, ha annunciato una nuova richiesta per ottenere i tabulati telefonici di persone conosciute dal giovane e i video delle zone frequentate, ritenendo che l’incrocio dei dati possa portare sulla giusta pista. L’Egitto, per il tramite del suo procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman, ha prontamente risposto che non intende cedere per non violare “l’articolo 57 della Costituzione egiziana che protegge la privacy di mail telefonate e ogni sorta di comunicazioni”. Chapeau! Ma se per un verso l’Egitto è così ligio al rispetto della privacy, anche degli eventuali, presunti e fantomatici assassini legati alla criminalità locale, la stessa tutela sembra non sia applicabile ai cittadini ed investigatori italiani i quali, pare, siano stati pedinati ed intercettati giorno e notte per tutto il periodo di indagini svolte dai nostri esperti al Cairo. Alla luce di questi sviluppi non si può fare a meno di porsi più di una domanda: come mai un giovane ricercatore italiano sia stato ucciso con metodi militari, con tutto il teatrino inscenato poi riguardo il suo rapimento e ritrovamento? Era davvero solo un ricercatore? Encomiabile d’altro canto, l’operato del Ministro Gentiloni che, fino ad ora, è riuscito ad opporsi con fermezza alle evidenti bugie egiziane, il che ci fa ben sperare, come cittadini italiani, di esser tutelati al di fuori dei confini nazionali almeno, e speriamo non solo, da morti. Perché per un ambasciatore che torna, ce n’è uno, Lorenzo Angeloni, che resta. In India precisamente, a gestire una situazione impegnativa e ai limiti dell’assurdo, quella dei Marò, che il suo predecessore gli ha lasciato in eredità. Quel Mancini che pretendeva 400 euro dalla Farnesina per farsi risarcire la recinzione della sua residenza in India, perché i fili per stendere i panni dei fucilieri l’avrebbero rovinata. Lo stesso Ambasciatore ostaggio del governo di Nuova Delhi fino al rientro dei Marò in India. E se, come affermato dalla Farnesina, in caso di non collaborazione da parte delle autorità egiziane potrebbero “ essere riviste le relazioni diplomatico-consolari tra il Cairo e Roma e che l’Egitto venga dichiarato “Paese non sicuro“, come è giusto che sia, come mai una presa di posizione così dura con gli indiani non l’abbiamo vista? Non siamo nuovi, noi italiani, a trattamenti diversi da parte delle nostre stesse istituzioni per cui un Lo Porto non vale quanto una Soresin, un Quattrocchi quanto una Sgrena, due Marò quanto due cooperanti affiliate all’Isis. E poi in fondo in Italia si sa, si vale più da morti che da vivi!
(di Alessandra D’Andrea)