Roma – In poche ore sono stati recuperati 4.000 migranti e morti a decine. Un numero non ancora definito a causa del fatto che gli ultimi due naufragi hanno coinvolto barconi carichi all’inverosimile di persone, di cui non era e non è noto il numero esatto. Il timore è che non si riuscirà mai a definire queste, come tante altre tragedie simili, che hanno interessato ed interessano le acque del Canale di Sicilia e le coste antistanti la Libia. L’ultimo dramma è stato quello del barcone rovesciato con 100 persone a bordo a circa 40 miglia dalle coste libiche. Se ne è avuta notizia grazie ad un velivolo da ricognizione del Lussemburgo impegnato nelle operazioni di pattugliamento e salvaguardia sulle acque del Canale di Sicilia. E’ quindi giunto in zona anche un secondo velivolo spagnolo che ha lanciato zattere e salvagenti cui si sono potute aggrappare le persone finite in mare in attesa che giungessero i mezzi navali di aiuto che hanno tratto a bordo 88 naufraghi. Immediatamente sono scattate le ricerche per il ritrovamento dei dispersi e dei corpi delle vittime, così come accaduto poche ore prima per i migranti che si trovavano a bordo dell’imbarcazione affondato a 18 miglia circa dalle coste della Libia prima che un mezzo della Marina militare italiana potesse raggiungerlo. In questo caso, la Marina italiana aveva ricevuto una richiesta di aiuto e aveva inviato sul luogo del naufragio la nave “Bettica” mentre dalla fregata “Bergamini” si levava in volo un elicottero per individuare e recuperare più persone finite in mare possibile. Con un comunicato, le nostre autorità hanno precisato:”E’ stato individuato al largo della Libia un barcone in precarie condizioni di galleggiamento con numerosi migranti a bordo. Poco dopo il barcone si è capovolto a causa del sovraffollamento e dell’instabilità dovuta all’elevato numero di persone a bordo”. La “Bettica” ha lanciato zattere di salvataggio e salvagenti. (s.n.)