«Mi piacerebbe per una volta essere in classe il primo giorno di scuola, non l’ho mai fatto». Agnese, la moglie di Matteo Renzi, presidente del Consiglio, ha fatto dieci ore di fila per ottenere un incarico part-time all’Istituto Balducci di Pontassieve, Firenze. Una sua collega ha scelto un’altra scuola lasciandole il posto vuoto.
La signora Renzi ritiene umiliante il rito delle assegnazioni, “sembra quasi di chiedere l’elemosina, invece siamo professionisti”. Magari, la cara Agnese potrebbe dire che parte di tutto questo stravolgimento è stato voluto proprio da suo marito Renzi per assicurarle un ruolo a tempo indeterminato, cancellando le vecchie regole del mondo della scuola, a tempo determinato, con decreti abbozzati in fretta senza un valido criterio logistico, creando insoddisfazioni tra i tanti docenti precari che dopo anni di aspettative avrebbero voluto un incarico nella città in cui risiedono, senza lasciare casa e figli da accudire. Forse Renzi credeva a una rinuncia in massa dei precari provenienti dal sud per favorire i colleghi del nord Italia, moglie inclusa, non pensando che la fame di lavoro non mette il bastone fra le ruote.
La signora Renzi, anche con l’aiutino del marito non e’ rientrata nei ruoli della fase A e della fase B del piano di assunzioni del governo. La riforma approvata lo scorso 9 luglio, chiamata ironicamente La Buona Scuola, era troppo debole per favorire la moglie? La chiamata diretta dei docenti da parte del preside, partirà solo dal mese di settembre 2016. Un altro anno di precariato per la povera signora Renzi.
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