Redazione esteri – Donald Trump ha accettato a Cleveland la candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti per il Partito Repubblicano. Ha detto che intende essere la voce del’America per essere subito rimbeccato da Hillary Clinton, la candidata dei democratici, che ha smentito il ricco e contestato imprenditore immobiliare di New York: no, tu non sei la nostra voce.
Con la nomination, comunque, si è ufficialmente chiusa la fase delle primarie tra i repubblicani mentre tra poco prenderà il via la conferenza finale del Partito Democratico che designerà ufficialmente la Clinton.
I repubblicani lasciano Cleveland profondamente divisi e non certi che alla fine Trump ce la farà nonostante le sue promesse e le sue dichiarazioni demagogiche. La stragrande maggioranza dell’apparato del partito, infatti, è contro di lui. Sintomatica l’assenza alla Convention dei due Bush ex presidenti dell’Unione e il discorso del texano Cruz che dopo aver strenuamente combattuto Trump nel corso delle primarie non ha voluto schierarsi con lui neppure dopo la nomina ufficiale.
Eppure, Trump va avanti imperterrito promettendo misure contro l’immigrazione, contro la violenza sul piano interno mentre per quanto riguarda la politica estera, dove ha dimostrato di non avere proprio le competenze più adeguate, si dice pronto a rivedere tutti gli accordi commerciali e mette in discussione persino il rapporto con la Nato.
La sua presidenza, ha detto Trump, significherà l’avvio di una nuova era per l’America.