“Che stagione l’adolescenza. Senti di poter essere tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale” (Eugenio Scalfari)
L’adolescenza è quel tratto dell’età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto dell’individuo , deriva dal latino “adolescentia”, dal verbo “adolescere”, ossia crescere, ed è importante ricordare il carattere dell’argomento: prettamente psicologico. Risulta essere uno dei periodi più delicati della vita di ognuno, in quanto è durante questo lasso di tempo che si concentra lo sviluppo psico-fisico dell’individuo, che mostra una fragilità soprattutto psicologica, dovuta dall’impiego delle energie, nel lavoro di consolidamento delle strutture psichiche. Essendo estremamente importante per la formazione interiore, necessario sarebbe prestare particolare attenzione ad eventi, talvolta apparentemente insignificanti, e comportamenti che spesso vengono considerati come maleducazione, insolenza e impertinenza. L’espressione ” non è né carne e né pesce” rispecchia perfettamente lo stato di un adolescente, ma proprio questo sentirsi indeterminato, non identificabile o meglio non appartenente, porta ad un profondo turbamento che sfocia nei più svariati modi. Oggi giorno vi è un aumento numerico dei casi di depressione dovuti allo stato di transizione che sembra interminabile. Si cade in un abisso che oscura completamente la possibilità di qualsiasi visione serena e soddisfacente del proprio futuro, portando anche ad ostacolarlo seriamente. Aumenta il senso di inutilità ed impotenza, accompagnati ad un forte senso di colpa, vergogna e disperazione. Questo sentirsi e conseguentemente essere fuori posto ed incapaci, viene alimentato spesso da un contesto sociale che non lascia spazio a chi ha bisogno di tempo e tranquillità per accettare il proprio cambiamento, e contesti familiari dove le interazioni tra genitori e figli risultano fortemente problematiche, le quali durante l’adolescenza svolgono un ruolo fondamentale, e l’individuo avvertendo l’assenza di punti di riferimento che dovrebbero essere, al contrario, ben saldi, soffre maggiormente del suo stato di spaesamento. Questi concetti vengono ripresi ed elaborati in diversi modi e campi, anche la letteratura si è interessata a questo argomento che fondamentalmente ha segnato la vita di tutti. Nel romanzo di Dacia Maraini, “L’età del malessere” vengono raccontate la vita e le esperienze di una ragazza diciassettenne, Erica, la quale incarna perfettamente i concetti espressi precedentemente. La sua vita si suddivide tra famiglia, nella quale il padre passa il tempo ad ubriacarsi e la madre è malata, ed un amore malato che la porterà poi a vivere diverse esperienze esclusivamente attraverso il coinvolgimento del proprio corpo, che giovane e puro viene usato da diversi uomini. Il tormento viene descritto in modo dettagliato, permettendo al lettore di comprendere e vivere tutte le sfaccettature di momenti di umiliazione fisica e psicologica accettata passivamente. A tratti sembra che gli avvenimenti non tocchino minimamente la protagonista, la quale sembra rinchiusa all’interno di una bolla di sapone che le permette di guardare dall’alto tutto ciò che succede essendo allo stesso tempo coinvolta. Sarà poi la sua decisione di cambiare che le consentirà di seguire un “cammino riabilitativo” giungendo alla piena consapevolezza del passato, iniziando ad intravedere quella serenità prima offuscata. Qualsiasi siano i periodi, le situazioni, le circostanze, basta volerlo davvero, e tutto può giungere ad un ottimo finale che avrà le vesti di uno spettacolare inizio!
(Morena De Luca)