Ogni cosa è buona mentre dalle mani del creatore ottiene vita, ogni cosa traligna dalle mani dell’uomo, che non sa frenare pulsioni, e lascia che a governarlo sia la cieca freddezza del calcolo inumano, dell’irrazionale egoismo dai bassi istinti. Riuscire a invertire la rotta, l’insana tendenza moderna, è tentativo arduo. Reinnestare il pensiero di costrutto, vincendo parole veicolate dalla pancia, è l’impresa del secolo, è il guadagno dell’uomo che si riconosce Persona, non bestia all’umanità. Diviene anche acquisto per una sana politica poiché quando la mano ubbidisce all’intelletto non ruba, non è faccendiera affaccendata, non ostacola, rimane pulita e onesta, l’intelletto opera come dono, nella purezza dell’intenzione, nell’idealità del bene comune.
Non vaneggiare, né divagare, ma impara! Non credere solamente, ma pensa! Intelligenza è straordinariamente quieta, ma diviene tumulto di raffinata meraviglia quando si scopre all’universo, quando penetra, scardinando gli irti della vacuità, e rende luce all’armonia del creato, al senso ameno della bellezza della vita, e ti fa comprendere che esisti per essere sostanza all’esistenza!
Tre sono le necessità socio/politiche da perseguire: perfezionamento integrale e reale della Persona, nucleo dell’azione umana; equità sociale all’interno di uno stesso popolo, favorendo sviluppo e impresa; superamento dei nazionalismi, che non significa perdita dell’identità, che va curata in modo vigoroso, costruttivo e continuativo, è piuttosto rendersi mutuamente ricchi di culture sane diverse, e realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa.
Nel considerare tali questioni, facendo tesoro della storia, dei progressi sociali perseguiti dai Paesi civili, appare chiaro come la natura ci fornisca continui energici motivi affinché la Persona, nata libera, non finisca in catene, natura che non pone mai limiti alle nostre speranze, piuttosto le rigenera. L’intelligenza scopre, coglie l’essere che è nel cuore delle cose e, all’intelligenza, deve far seguito la volontà e non viceversa, mera istintiva irrazionalità cui a quotidianità, invece, ci ha abituati. “Tutti coloro che hanno una responsabilità politica, diceva Giorgio La Pira, devono meditare una data realizzazione per risolvere i problemi. altrimenti siamo dei direttori generali, non dei filosofi”. Considerando il grande assente nella società moderna, il pensare, e vittima ne è anche il linguaggio, come anche la comunicazione, determinante nell’uomo diviene l’autoaffermazione coscienziale, ovvero la sinderesi come capacità dell’uomo di desiderare il bene e di provare rimorso per il male compiuto. Ecco che liberare l’Intelletto significa scoprirsi Persona, umanità piena e consapevole, determinata la bene-dire, al valore del costruire, dell’ingegnarsi per un sano sviluppo economico che tenga conto delle realtà territoriali, delle sue fragilità, uno sguardo innovativo d’umanità rigenerata e, quindi, di vita nuova.
(Maria Francesca Carnea)