ROMA, 1 luglio – Il Coni, e’ un ente pubblico non economico, vigilato dal Mibac e delega all’erogazione di contributi statali alle federazioni sportive nazionali e a quelle associate, che non possono accedere direttamente ai finanziamenti perché enti di diritto privato e si avvale della collaborazione della Coni Servizi spa mediante un contratto annuale nel quale vengono identificati gli obiettivi e i risultati da raggiungere. Fra i compiti della Coni Servizi spa c’è anche quello di risanare i bilanci del Comitato Olimpico Nazionale. Lo ricorda in una nota il senatore di Gal, Michelino Davico, che ha aspramente criticato la gestione economica del nostro Comitato Olimpico. “Piuttosto – scrive il senatore Davico – siccome di quattrini pubblici si tratta, non sarebbe più interessante conoscere gli esiti dei controlli eseguiti da parte del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – Ispettorato dei Servizi Ispettivi – nei confronti del CONI e delle sue Federazioni in merito alla gestione finanziaria di queste ultime? Non sarà piuttosto interessante scoprire chi lavora bene e chi invece crea debito alla propria federazione? Eventualmente, a quest’ultimo, altro che rinnovargli il mandato, ne dovrebbe essere sancita per legge l’automatica decadenza!”. Ebbene eccoli i conti: Nel 2012, anno analizzato dalla Corte dei Conti durante il quale sono emersi irregolarità e sprechi rilevanti, il CONI disponeva di risorse per 428 milioni (di cui 408,9 provenienti dal ministero del Tesoro) e ha versato a Federazioni, discipline associate, enti di promozione sportiva e forze armate circa 246 milioni. Il resto, cioè la bella cifra di 182 milioni, serve infatti al funzionamento del Coni stesso. Poco meno di un quarto di questi fondi – spiega il senatore Davico – cioè oltre 40 milioni, viene speso per il personale, mentre per esempio solo 5 milioni (5 su 428!) sono destinati al “progetto di alfabetizzazione motoria” nelle scuole primarie, varato insieme al Miur. Un investimento che non può certo considerarsi sufficiente a diffondere una vera cultura sportiva in famiglia, a scuola, nella società. Una società in cui un bambino possa sviluppare le proprie abilità motorie – tutte – per poi specializzarsi, eventualmente, in una disciplina. Ma sembra quasi che al Coni e alle federazioni – e ai loro dirigenti, alcuni dei quali restano lì decenni e decenni – questo non interessi: così oggi nella civilissima Italia, ai primi posti per progresso e cultura, solo la metà dei bambini pratica sport (due volte a settimana) e il 23 per cento dei giovani tra i 6 e gli 11 anni ha problemi di obesità. A conti fatti – ha concluso – restano, tanto per precisione e per chiudere il discorso, oltre 130 milioni di euro che, quello sì, mi piacerebbe vedere documentati”.