Roma – Sembra proprio che i furbetti dei cartellini siano la causa del male italiano. Cosicchè Renzi tuona fiero: “per chi viene beccato a timbrare il cartellino e andarsene la pacchia è finita”, E’ infatti legge il decreto sui licenziamenti “cattivi ma giusti”. Parole ferme quelle con cui il premier ha annunciato l’approvazione definitiva in Consiglio dei ministri delle nuove regole per sanzionare chi “truffa lo Stato”. Una lunga lista di esempi, Sanremo il più clamoroso e Casera l’ultimo, hanno preceduto il sì al provvedimento che è destinato a fare scuola e avere ricadute anche su tutte le altre condotte illecite. La filosofia che sta dietro al provvedimento è così riassunta da Renzi: “Se mi freghi ti stango, se lavori bene premio il tuo lavoro”. Gli ultimi ritocchi hanno rafforzato l’efficacia della misura, dopo 48 ore la sospensione e entro 30 si chiude, stabilendo che “un vizio formale” non può bloccare il licenziamento, spiega la ministra della P.a. Marianna Madia, che ha siglato il provvedimento. Insomma per i furbetti la possibilità di impugnare l’espulsione e ottenere la reintegra viene ridotta. D’altra parte nel privato l’operazione è stata ampia e generalizzata, come è noto la salvaguardia dell’articolo 18 è stata di molto circoscritta con la Fornero prima e il Jobs act dopo. Orbene, che determinati atteggiamenti siano da condannare è scontato, ma resta tutto intero il dilemma di quanto invece sia la politica stessa ad approfittare dello Stato.