Roma. In una giornata un pò uggiosa si festeggia la Repubblica Italiana. In questo momento storico molte cose si sono evolute e la staticità sembra tornare in auge in tutto il suo splendore proprio in ragione dei discorsi pubblici. Le ricorrenze Repubblicane portano con sé il fascino di una storia che invece sembra essersi fermata così come iniziata. L’evoluzione tenta di avanzare, contrastata da un sistema statico che ha garantito per intervenuta usucapione seggi senatoriali, auree poltrone nell’insegna del tricolore. Queste vecchie corporazioni, anche se divise dai fronti politici sono comunque perfettamente unite tra loro con un collante per topi, che non consente agli “italiani” di poter districare la matassa in questione.
Oggi dunque è si’ la festa della nostra Repubblica, ma è una nazione ferita nel profondo delle radici di un popolo. E le caste dei saggi proseguono inalterato il loro lunghissimo cammino di vita, come se nulla fosse, come se nulla accadesse.
La paralisi dell’economia e dello sviluppo, le incertezze delle nuove generazioni stanno cercando speranza nei metodi piu’ disparati. Gli italiani sono stanchi di sentirsi dire da cerei ultraottuagenari come ci si deve comportare, cosa si può dire e come si deve dire.
Il senso delle istituzioni è un comune denominatore che purtroppo va scemando, e come dovremmo riaffermare l’amore di Patria? Andiamolo a chiedere ai disoccupati, ai tanti laureati divenuti clochard, alla massa che non arriva alla fine del mese, e che è alle prese con situazioni familiari drammatiche proprio a causa della mancanza di lavoro. Tutto però passa per il sistema di potere che vuole trasformare l’italia in una democratura, ossia un mix tra democrazia apparente e dittatura dilagante. Con le riforme in itinere, se dovessero passare, lo schiaffo sarebbe ancora piu’ forte, sempre meno potere all’elettore e piu’ potere alla politica. Il Senato diventa una camera di sistemazione di poltrone che vanno ad aggiungersi ad altre già occupate dalle medesime persone. Il contrario della democrazia. La riforma, se dovesse passare sarà un passo indietro che non consentirà più agli italiani, vittime di loro stessi, di alzare la testa. Il torpore in cui già si vive è evidente, e questo sistema vive di torpore, fa finta di destarlo ma di fatto lo alimenta. Non sappiamo da quali menti eccelse siano partorite le strategie in atto, probabilmente fanno parte di disegni molto piu’ampi, di accordi che passano sopra alle teste di quelli che andranno a barrare le croci che fanno comodo al sistema. Chi è causa del suo male pianga se stesso.
Il nostro pensiero va al milite ignoto, a quei valorosi che con la vita hanno pagato l’onore e l’amore di Patria.
Fratelli d’Italia, l’Italia si desti.
Il 2 giugno fu festeggiato per la prima volta nel 1948, una data che non sempre è stata rispettata nel corso degli anni; venne saltata nel 61 e poi nel 63 per la malattia di Papa Giovanni.