Udine – “Non si può cancellare il ricordo delle distruzioni e delle devastazioni del terremoto”. Per ricordare i quarant’anni del terremoto del Friuli il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha visitato prima il cimitero del paese simbolo, Gemona, e poi a Udine nella sede del Consiglio regionale ha presenziato alla cerimonia ufficiale, accompagnato dal presidente della Regione Friuli-Venezia-Giulia, Debora Serracchiani.
Mattarella ha ribadito che “è un giorno di commozione in cui ricordiamo le vittime, il grande dolore”. Il 6 maggio 1976 il sisma devastò la regione, uccidendo quasi mille persone, distruggendo 45 paesi e diciottomila case.
Mattarella ha sottolineato in particolare come sia “un giorno in cui si esprime riconoscenza ai soccorritori. Ne sono qui alcuni – ha proseguito Mattarella, che aveva al suo fianco Giuseppe Zamberletti, ex commissario del Governo e il presidente Debora Serracchiani – e vi sono quelli che oggi continuano il loro lavoro nell’esercito, nei Vigili del fuoco, tra i volontari. Vanno ringraziati e vanno ringraziati tutti i friulani che si sono impegnati con determinazione, coraggio, con grande dignità nella ricostruzione”.
“In quei giorni e nei successivi mesi – ha detto Mattarella – a tutta Italia è stato chiaro che la determinazione, la capacità di affrontare in maniera concreta e seria i gravi problemi della ricostruzione, messi anche a rischio dal secondo terremoto, sono stati frutto della cultura e della mentalità dei friulani. E’ stata una grande testimonianza. Certo, intorno ai friulani si sono stretti tutti gli italiani, tanti da tanti paesi stranieri, anche perché in tanti paesi vi è una presenza di friulani, nei Fogolars furlans”.
Mattarella ha ricordato anche la presenza dello Stato: “qui testimoniata da Giuseppe Zamberletti. Vi sono stati tanti contributi, ma quello realmente protagonista è stato quello dei friulani, come cittadini, come Comuni, come Regione – ha proseguito Mattarella – un impegno che ha consentito di riportare poi Venzone come Gemona, dove sono stato poc’anzi, come tutti i Comuni colpiti nelle condizioni in cui si trovavano prima”.
“E’ stata una grande opera – aggiunge Mattarella – di ricostruzione. La mia presenza qui si ricollega alla vicinanza che allora lo Stato ha assicurato ai governi. Ma vuole esprimere soprattutto l’apprezzamento, l’ammirazione e la riconoscenza a tutto il paese per quello che è stato fatto qui”.
Serracchiani ha spiegato come “40 anni fa il terremoto del Friuli distrusse tutto, oggi ricordiamo la tragedia e la capacità di rinascere con tenacia della nostra gente”, e aggiunge: “Il Presidente ha reso omaggio alle quasi 1.000 vittime di quella che fu una tragedia nazionale. A Gemona del Friuli, epicentro del sisma, i soccorsi arrivarono da tutta Italia e da molte parti del mondo – continua Serracchiani -. Da quello sforzo di soccorso coordinato di sindaci, militari, vigili del fuoco e associazioni nacque il modello della protezione civile. A Venzone tutto ciò è ricordato nel museo Tiere Motus che custodisce le preziose testimonianze di un evento che, dopo aver messo in ginocchio il Friuli, ne vide prima la resurrezione e poi lo sviluppo. Grazie all’impegno solidale di cittadini e Istituzioni, da questa terra è stato offerto al Paese il modello di una ricostruzione compiuta, rispettosa e senza scandali”.
Anche il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ricorda il terremoto del Friuli e la solidarietà espressa dalla sua regione, adottando in particolare i Comuni di Bordano, Osoppo e Trasaghis, con le proprie forze operative per recare sollievo e assistenza. I sindaci dei tre Comuni hanno scritto al presidente Enrico Rossi invitandolo a partecipare alle celebrazioni indette per l’occasione in rappresentanza di tutti i volontari che si alternarono nelle tendopoli e tra le macerie.
Il presidente Rossi, dispiaciuto di dover declinare l’invito graditissimo per la necessità di rispondere a impegni precedentemente assunti, ricorda nella sua risposta ai tre sindaci che “in un momento drammatico per il nostro Paese, uniti sapemmo superare una prova molto difficile; grazie all’abnegazione ed alla tenacia dei friulani ed anche alla solidarietà che spinse a portare un aiuto alle popolazioni così duramente colpite”. Rossi quindi non mancherà di “estendere a tutti i destinatari il messaggio che ci ricorda quanto profondo sia il legame tra i territori del nostro Paese e quanto dobbiamo fare per valorizzarlo”.
Mentre il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha sottolineato come non ci sia “veneto che non ricordi, direttamente o indirettamente, quel 6 maggio di 40 anni fa, quando la terra tremò a lungo e con forte intensità. Ero bambino, ma le immagini della distruzione dei vicini paesi friuliani, delle tante vittime e della corsa agli aiuti verso Gemona, Osoppo e la Carnia sono vive e indelebili. In quei giorni abbiamo rivissuto con sgomento le ‘nostre’ grandi tragedie (l’alluvione del Polesine, il Vajont, l’aqua granda’ di Venezia) e ci siamo subito mobilitati per portare aiuto ai nostri fratelli friulani. A 40 anni da quella catastrofe il sentimento che prevale oggi su tutto è la grande esperienza di solidarietà che unì il Paese attorno alle comunità più colpite. Migliaia di giovani, di alpini, di tecnici, di semplici volontari partirono subito dal Veneto per portare soccorso tra le macerie dei paesi friulani, in una gara improvvisata ma corale, contro il tempo”.
“Fu una grande gara di generosità – spiega Zaia – e una prova di vera fratellanza che ha accomunato veneti e friulani nella grande impresa della ricostruzione. Non c’è stata famiglia, associazione, parrocchia, fabbrica o istituzione che non si sia sentita in dovere di offrire aiuto e di sostenere, con braccia, mezzi e risorse, la fatica orgogliosa dei nostri conterranei determinati a risollevarsi e a ricostruire subito i loro paesi e le loro città. Siamo debitori ai nostri fratelli friulani di una esemplare testimonianza di coraggio, di tenacia, di laboriosità e di dignità nell’aver saputo ricostruire i loro paesi e le loro comunità, dov’erano e com’erano. Ma soprattutto siano loro debitori per aver dimostrato all’Italia e al mondo cosa sanno fare le genti del Nord, come sanno rimboccarsi le maniche, e come sanno promuovere e coordinare con efficienza aiuti e solidarietà, contando prima di tutto sulle proprie forze. E non è certo un caso se la Protezione civile e il volontariato organizzato per la gestione dei grandi eventi sono nati in Friuli, in quei terribili giorni di quarant’anni fa. La forza morale dei friulani è stata una lezione per tutti noi, e ha fatto scuola”.