Editoriale di Maria Francesca Carnea
È cominciata, e da un pò, una guerra aspra e spietata. È quella della riforma costituzionale, a colpi di ghigliottina, noncuranti, i proponenti, della volontà del Popolo. Credo, tuttavia, che una riforma debba, innanzi tutto, essere culturale e morale, e per questo occorre serietà e intensità al lavoro, attenzione alla verità sociale, ai bisogni reali del Paese, piuttosto che agli interessi dei servitori. La Politica, quella non dei nani ma dei giganti, seria e lungimirante, nobilita l’uomo, lo deve attrarre perché è a suo servizio, e non è un mestiere fare il politico, è dedizione, passione per il bene comune, per il prossimo.
Quello a cui invece assistiamo, è il chiaro tentativo di disgustare dall’azione politica, dalla libertà prima che ogni cittadino ha: esercitare il dovere di dire anche No! È diventata, la politica, la consacrazione di tutti gli egoismi e di tutte le meschinità, e il suo ripetitivo non senso costruttivo, pervade ogni forma di vita: tutto si riduce a sterilità. La politica oggi è l’antitesi del pensiero pensante, ancor più del pensiero libero, e dimentica che le questioni politiche, non possono astrarsi dalle esigenze sociali, poiché costituiscono una cosa sola. Contro l’astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti, non si può fare a meno di adoperarsi per una classe politica capace, cosciente delle esigenze sociali nascenti, e in grado di rendere partecipe il Popolo alla vita dello Stato e, necessità pregiudiziale, è la laicità dello Stato.
L’autoritarismo nasce, e si consolida, lo avverto da cattolica, dall’ingerenza di un certo cattolicesimo, e dalla propaganda dell’Italia populista. Ergo: perché avere a che fare con gli schiavi, quando si nasce liberi? Perché trattenere per il mantello sacro il Dio dei Cieli, e farlo sedere là dove non ha mai voluto, per confondersi con gli atti dei profani della terra? Il Politico Cattolico contribuisce al bene sociale con il dato valoriale di cui si rende portatore sano, e non si fa mai avanti in nome di Dio ma del mandato che sa di custodire per il bene del prossimo, infervorato dal fuoco del coraggio e mai dalla ignobile tiepidezza. Tuttavia, il problema da cui non si riesce a scardinare la politica italiana non è solo quello dell’autoritarismo che non rende liberi, ma di Autonomia: l’assenza di una vita libera, di un pensare libero da interessi consociati è l’ostacolo fondamentale per la creazione di una classe dirigente, per il formarsi di un’attività economica moderna e progredita, capace di valorizzare e valorizzarsi eticamente. Non è concepibile, e la mia meraviglia diventa sconcerto quando ne constato la continuità, in costanza e fedeltà, il proponimento autoritario calato dall’alto, che di popolare non ha nulla. La sfida diventa: riempire di servi le istituzioni rappresentative.
Donne e uomini liberi, carichi di passioni e ideali destatevi! Vi siete lasciati svilire, vi siete lasciati strappare il bene primo che alberga la persona: il lume d’intelletto che inquadra chiaro il valore della libertà. senza libertà non si produce il bene tanto decantato, senza libertà prospera l’autoritarismo. E soffre l’umanità che spera, invece, di poter avere voce, di essere presa in considerazione nei suoi bisogni elementari di sussistenza, lavoro, dignità. Quanto attuali risuonano le parole di Caterina da Siena: Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito. E non se ne esce finché usurpatori e menzogneri vengono avallati dagli stessi simili ingannatori, e fatti passare come acquisto alla causa democratica di riforma e rinnovamento.
Non esistono leader che hanno cognizione migliore degli altri, che non sono sostituibili, che senza di loro il Paese crolla nel baratro dell’inconsistenza. Non esiste in uno stato democratico il re, ma esiste l’espressione del Popolo che indica chi lo rappresenta. Chi assume posizioni di governo, perché calato da promiscui pensamenti di reggenza, zimbello inopportuno e settario, è imbarazzante e non corretto nei confronti di quel Popolo per cui dice di operare. Troppo ciarlare crea il nulla che viviamo. E, intanto, il Mezzogiorno d’Italia, ha raggiunto il 70% della disoccupazione!!!
Favorito dall’inerzia della reggenza del potere reale, che non vuole cambiamenti che creino scossoni e perdite di interessi economici, una sorta di mafia legalizzata, e dalla complicità dei dirigenti impoltroniti nelle benemerenze di lauti stipendi, l’autoritarismo procede alla conquista del potere e confonde, perviene a compromessi a discapito del merito professionale, mortificando talenti, avviandosi verso consociazioni e clientelismo. È il segno di un’inquietudine che tormenta i liberi, provocata dalla cecità nei confronti della realtà, dal grave squilibrio dei ceti sociali, dalle stoltezze argomentative, da conato, che chiedono l’impossibile ai cittadini, ora portando voucher ad alimento di precarietà di lavoro, ora alzando l’età di pensionamento. Nessuno si chiede se si arriverà ad una stabilizzazione lavorativa, o alla pensione, e non parlo, per queste, delle dirigenze che certo ci arriveranno, visto le poltrite vite che vivono, ma di coloro che eseguono lavori usuranti, coloro che conoscono il sudore, coloro che si sottopongono a sacrifici enormi per vivere dignitosamente e che nemmeno i sindacati tutelano. Per la gran parte assoggettati alla moderazione, all’autoritarismo, che dice: parliamo, illudiamo, ingolfiamo e facciamo i nostri interessi, schiere di pusillanimi eseguono la loro schiavitù a danno del proprio Paese.
Non è questo essere politico, né si può soffocare l’azione politica che, più di ogni altra cosa, è necessaria all’Italia. E, così come non si può respirare senza aria, è necessario riprendersi la libertà avversata dall’autoritarismo incombente. E Dio disse: ama i tuoi nemici. E io obbedii, e amai me stesso! ( Kahlil Gibran).