Roma – Contratti di lavoro a lungo termine, ovvero di dieci anni con possibile rinnovo di cinque, ed una carriera a ‘piramide’ con vari step e la possibilità finale, dopo quindici anni, di rimanere nel settore della ricerca o di entrare nell’organico del Servizio sanitario nazionale in un ruolo assistenziale. Queste, in estrema sintesi, le novità della proposta illustrata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per la definizione di un nuovo percorso professionale per il personale della ricerca del Servizio sanitario nazionale, nella seconda giornata degli Stati generali della ricerca sanitaria, a Roma.
“La priorità- ha annunciato la ministra- andrà inserita nel prossimo strumento legislativo utile e cioè nella prossima legge di Stabilità. Si tratta di una proposta per una carriera a ‘piramide’ per i ricercatori del servizio pubblico, che permetterà ai ricercatori degli istituti di ricerca a carattere scientifico (Irccs) di trovarsi nelle stesse condizioni meritocratiche in cui si trovano a lavorare i ricercatori degli altri Paesi europei. L’obiettivo della proposta, quindi, è quello di definire un nuovo percorso professionale per i ricercatori del Servizio sanitario nazionale di garantire continuità al loro lavoro, oltre che condizioni di maggiore competitività”.
La novità della proposta del ministro è quindi rappresentata “da previsioni di contratti lavoro a lungo termine- ha spiegato Lorenzin- con una durata di dieci anni e un possibile rinnovo di ulteriore cinque anni: un contratto a lungo termine continuativo, a patto che il ricercatore sia valutato positivamente e che l’istituto di ricerca disponga di adeguate risorse economiche”. Si prevede inoltre il reclutamento con concorso per i dottori di ricerca e gli specializzati e “ci sarà una progressione di carriera per step – ha aggiunto – dalla figura del ricercatore junior a quella del top scientist”. In questa progressione saranno effettuate valutazioni periodiche e, dopo un periodo totale di quindici anni nella ricerca, il ricercatore potrà entrare nell’organico del Ssn nel ruolo assistenziale, dopo una verifica di idoneità, oppure rimanere nell’ambito della ricerca con funzioni di grado superiore. “Per quanto riguarda il trattamento economico- ha sottolineato ancora Lorenzin- una parte sara’ a misura fissa e una parte sara’ variabile, a seconda delle performance singole o di istituto. Il finanziamento per realizzare il nuovo percorso, infine, arriverà dal ministero della Salute grazie anche all’aumento del fondo sanitario nazionale per il prossimo anno”.E il Fondo sanitario nazionale – ha assicurato la ministra – per il prossimo anno “sarà di 113 miliardi di euro, ci sono cioè due miliardi in più”. Lo ha affermato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Un miliardo aggiuntivo sul fondo del prossimo anno – ha chiarito il ministro – sarà destinato al personale di ricerca e del Servizio sanitario nazionale; un altro miliardo aggiuntivo – ha concluso – sarà invece finalizzato alla spesa ospedaliera e per i farmaci innovativi”.
Il tema della cronicità è per Renato Botti, direttore generale della programmazione sanitaria presso il ministero della Salute (intervistato dall’Agenzia Dire) centrale e “le tecnologie digitali applicate a questo enorme problema che hanno tutti i sistemi sanitari avanzati” è “uno dei temi centrali della nostra agenda. L’Italia si trova in una fase di studio della programmazione e sta creando le condizioni per partecipare al programma di finanziamento per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 perché i grandi temi siano posti al centro dell’agenda. Bisogna assolutamente dare spazio ai giovani- ha proseguito – e bisogna creare percorsi di carriera per il ricercatore clinico e condizioni contrattuali in cui effettivamente questa categoria straordinaria si possa riconoscere”. Ma come fare per incrementare il grado di competitività della ricerca italiana in Europa? “Come già detto più volte dal ministro Lorenzin – ha risposto Botti – dobbiamo fare sistema e riuscire a mettere insieme tutte le straordinarie forze che ha il nostro Paese. In questo il ministero della Salute deve e può giocare un grande ruolo in termini di stratificazione strategica e di committenza per creare davvero le condizioni per cui ricercatori e pazienti – ha concluso – trovino sempre più soddisfazione”.
Mario Melazzini, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, ha introdotto uno dei temi chiave degli Stati Generali della Ricerca Sanitaria: “la ricerca indipendente – ha detto – è efficace nell’intercettare i bisogni di salute del cittadino e della comunità scientifica”. E “la ricerca indipendente può diventare uno strumento a supporto della programmazione sanitaria, un’opportunità di razionalizzazione delle risorse e governo dell’offerta, per supportare la sostenibilità del Sistema – afferma Melazzini – Aifa, grazie al prezioso capitale umano ricco di competenze e di professionalità, utilizza anche la Ricerca indipendente come strumento quotidiano di lavoro per migliorare l’efficienza in un’ottica di programmazione delle attivita’ e generare dati che in futuro possano impattare positivamente sul sistema sanitario. La ricerca indipendente dell’Agenzia e’ fondamentale perche’ contribuisce ad indagare aree terapeutiche altrimenti non di interesse della ricerca profit. Proprio per questo il prossimo Bando 2016, che sara’ lanciato dopo l’estate con un’allocazione di 48 milioni, si concentrerà su tematiche di grande impatto per il Servizio Sanitario Nazionale. Verra’ valorizzata e premiata l’innovazione e il processo di revisione dei progetti sarà condotto secondo il sistema di per review internazionale”.
L’assessore Antonio Saitta, intervenendo agli “Stati generali ha anticipato parte del lavoro che in questi mesi la Regione ha avviato con l’Università di Torino, ovvero l’avvio del Parco della Salute che non sarà solo un nuovo e moderno ospedale, ma un’infrastruttura nella cui realizzazione si intrecceranno le politiche sanitarie, quelle per la ricerca scientifica e quelle per l’innovazione industriale. Il giorno dopo il via libera del ministero della Salute allo studio di fattibilità, la Regione Piemonte non perde tempo e presenta il progetto legato alla ricerca. Il Parco della Salute, con il coinvolgimento delle aziende ospedaliere universitarie di Torino e del San Luigi di Orbassano, in sinergia con la Città della Salute di Novara e l’Università del Piemonte Orientale, doterà il Nord Ovest di un polo di eccellenza in grado di competere e di collaborare alla pari con il futuro Technopole che sorgerà nell’area dell’Expo.
In particolare la Scuola di Medicina dell’Università di Torino ha proposto di sviluppare all’interno del Parco della Salute e della Scienza le attività di ricerca focalizzate su tre aree: ricerca e sperimentazione clinica, sia di farmaci sia di tecnologie biomediche, ricerca di base e traslazionale, ricerca nell’ambito delle tecnologie biomediche. Saranno coinvolti almeno mille tra docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo.
La vicepresidente e assessore regionale alla Salute della Liguria, Sonia Viale, ha detto (al termine dell’incontro territoriale nell’ambito degli Stati generali della Sanità per una approfondimento sul tema della sicurezza alimentare a cui hanno partecipato i responsabili delle associazioni, degli enti preposti ai controlli e del mondo delle imprese del settore agroalimentare) che è fondamentale l’obiettivo di “creare una rete efficace per i controlli che riguardano l’intera filiera della sicurezza alimentare mettendo a sistema tutti gli interlocutori del settore partendo dalle imprese, che hanno necessità di fare conoscere la qualità dei propri prodotti, passando per gli enti preposti ai controlli, quindi Asl, ministero della Salute e Istituto zooprofilattico, per avviare un dialogo costruttivo con i cittadini, legittimamente molto sensibili alla tematica della sicurezza alimentare. Sul tema del benessere e della salute dei cittadini non devono esserci motivi di contrasto tra controllori e imprenditori: dobbiamo trovare modi corretti per controllare i nostri prodotti e far sì che sulla tavola dei cittadini liguri ci siano prodotti di qualità senza dimenticare che dalla Liguria, nei suoi porti, transitano moltissime merci destinate ad approdare in altre nazioni. Pertanto la responsabilità che abbiamo nella nostra regione è tanta: occorre lavorare al meglio ed effettuare anche modifiche normative che siano al passo con i tempi e diventare una regione modello sul tema dei controlli e sulla sicurezza alimentare”. Nel 2015, secondo i dati della direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del ministero della Salute, in Liguria sono stati effettuati controlli in 7 mila imprese del settore alimentare per un totale di 10 mila ispezioni circa che hanno portato al riscontro di circa 1.700 infrazioni di cui però solo una trentina di notizie di reato”.
La vicepresidente e assessore regionale alla Salute della Liguria, Sonia Viale, ha detto (al termine dell’incontro territoriale nell’ambito degli Stati generali della Sanità per una approfondimento sul tema della sicurezza alimentare a cui hanno partecipato i responsabili delle associazioni, degli enti preposti ai controlli e del mondo delle imprese del settore agroalimentare) che è fondamentale l’obiettivo di “creare una rete efficace per i controlli che riguardano l’intera filiera della sicurezza alimentare mettendo a sistema tutti gli interlocutori del settore partendo dalle imprese, che hanno necessità di fare conoscere la qualità dei propri prodotti, passando per gli enti preposti ai controlli, quindi Asl, ministero della Salute e Istituto zooprofilattico, per avviare un dialogo costruttivo con i cittadini, legittimamente molto sensibili alla tematica della sicurezza alimentare. Sul tema del benessere e della salute dei cittadini non devono esserci motivi di contrasto tra controllori e imprenditori: dobbiamo trovare modi corretti per controllare i nostri prodotti e far sì che sulla tavola dei cittadini liguri ci siano prodotti di qualità senza dimenticare che dalla Liguria, nei suoi porti, transitano moltissime merci destinate ad approdare in altre nazioni. Pertanto la responsabilità che abbiamo nella nostra regione è tanta: occorre lavorare al meglio ed effettuare anche modifiche normative che siano al passo con i tempi e diventare una regione modello sul tema dei controlli e sulla sicurezza alimentare”. Nel 2015, secondo i dati della direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del ministero della Salute, in Liguria sono stati effettuati controlli in 7 mila imprese del settore alimentare per un totale di 10 mila ispezioni circa che hanno portato al riscontro di circa 1.700 infrazioni di cui però solo una trentina di notizie di reato”.