Roma – Sulle doti organizzative e sulle competenze amministrative probabilmente ci sarà poco da dire sulla figura di Guido Bertolaso, ma quanto a pubbliche relazioni si era capito subito che lasciava molto a desiderare. E sì perchè la politica poi deve fare i conti con il gradimento del popolo, che in questo caso proprio non vi è stato. Il Cavaliere si è sforzato per ogni dove ed in ogni modo per tentare di far passare il messaggio che Bertolaso era “l’uomo giusto” e l’unico in grado di guidare la capitale d’Italia. Probabilmente non avremo modo di poterne valutare le doti da sindaco, poichè non lo diventerà, ma abbiamo sperimentato però quella che è la distanza umana dalla gente anche se solo apparente non possiamo certo ergerci a giudici di sentimenti interiori che non conosciamo. Se Bertolaso fosse capitato nelle epoche della prima Repubblica o negli ambiti della Democrazia Cristiana e del pentapartito probabilmente ci sarebbe stato a pennello e avrebbe avuto il giusto carisma anche per diventare ministro o qualcosa in piu’. Poichè in quelle epoche i politici distaccati vivevano di luce riflessa nei loro partiti che avevano la capacità di far stare bene anche il popolo sovrano. E quindi un conto sono i requisiti formali per fare il sindaco che prevede la normativa, un conto sono poi quelli sociali le cui regole non sono scritte da nessuna parte, ma che sono parte integrante sostanziale del rapporto tra l’eventuale candidato e chi lo deve votare. Mentre nell’ambito della sinistra pur con le dovute diversificazioni interne, prevale alla fine sempre il senso del partito e dell’obiettivo da raggiungere come comune denominatore generale, per cui anche le lotte più energiche possono arrivare sull’orlo dell’esplosione ma non ci sarà mai alcuno scoppio. Questa è la forza della sinistra, nonostante tutto e a prescindere, poi prevale la ragion di partito. E quindi per constrastare questo meccanismo le altre aree devono sforzarsi perlomeno di trovare candidati che oltre all’esperienza abbiano la caratteristica dell’umanità e del sorriso, che poi è cio’ che piace alla gente in campagna elettorale, tempo in cui anche la donna che fa spesa ai mercati generali può essere destinata ad una intervista da approdare sui media nazionali. Il popolo è dunque protagonista ma del gradimento, e le elezioni poi si trasformano sempre meno in politica e sempre più in forma di spettacolo. Cosicchè può capitare che diventi sindaco una persona gradita ma poco competente, come invece è alquanto difficile che possa avvenire il contrario esatto. Con l’elezione diretta del primo cittadino e poi con tutte le altre normative aggiunte sulle preferenze, parità dei sessi ecc.; la politica è sostanzialmente cambiata. Conta il gradimento e molto meno la competenza. E Bertolaso non poteva certo pensare di vincere questa partita. Il Cavaliere dovrà rassegnarsi e “ripiegare” dunque su altri terreni già occupati da altri. Segno chiaro ed evidente che la politica italiana è cambiata, e che la staticità sta lasciando spazio ad una fase di alternanza della classe dirigente soprattutto nel centrodestra. Mentre nel centrosinistra e riferendoci al Governo vi è stata la capacità da parte di arguti ultraottuagenari di poter dare spazi a figure emergenti e tutto in brevissimo tempo. L’Italia non avrà il premier eletto, ma i rapporti tra vecchie generazioni e le nuove però sono sugellati. Almeno fino al 2018. Ai posteri le ardue sentenze.