Redazione – I padri costituenti si staranno rivoltando nelle loro tombe, lo stesso Parlamento infatti ha approvato la riforma del Senato che non sarà piu’ eletto dal popolo ma di nomina interna alla politica stessa. Una concentrazione di poteri che incrementa sempre di piu’ il divario tra i cittadini governati ed i governanti. Un calcio alla storia della nostra costituzione, che stabiliva anche età piu’ mature sia per i senatori e sia per gli elettori. Questo proprio per sancire una certa differenza tra la Camera dei Deputati e la Camera del Senato. L’Italia ha certo bisogno di riforme, ma questa non riguarda di certo i cittadini, bensì la stessa politica che amplia di fatto il suo potere a scapito della volontà popolare. Risparmieremo qualche indennità, ma si poteva comunque ridurre stipendi e privilegi continuando a garantire i principi fondanti della nostra costituzione della Repubblica. E la modifica viene fatta sic et simpliticiter, con un atteggiamento fin troppo sobrio delle opposizioni, che velatamente sembrano voler contrastare ma di fatto poi non trovano il coraggio di affrontare la questione apertis verbis. Forse perchè è tutta la politica che ne beneficia in fondo. E forse perchè il nuovo Senato della Repubblica sarà espressione dei meccanismi e messo in mano a persone con una sempre più marcata concentrazione di ruoli che si sovrappongono. Ed inoltre promuove la riforma un premier imposto non eletto dal popolo. Non per partito o per posizione presa, ma in fondo la responsabilità vera di tutto ciò che accade sotto i nostri occhi è del popolo, quel popolo che di sovrano ormai non ha piu’ nulla, ma che si lamenta solo senza reagire. E’ dunque l’avvento della dittatura mascherata da democrazia purtroppo, e non ci resta che confidare in un referendum autunnale dall’esito che però appare abbastanza scontato. Quindi ubi maior minor cessat. Ai posteri le ardue sentenze.