Massima attenzione in estate e memoria in autunno
di Antonio Agosta
La capacità cognitiva del cervello umano, lungo tutto l’arco dell’anno, sviluppa adattamenti diversi con il cambiamento delle stagioni, lavorando al meglio in alcuni periodi, e ragionando peggio in altre occasioni, a causa degli ormoni in circolo nell’organismo e il funzionamento del sistema umanitario. Lo afferma una ricerca realizzata dall’Università di Liegi, Belgio, pubblicata sulle pagine dei Proceedings of the National Academy of Sciences. Lo studio, fatto dai ricercatori belgi, prevedeva una ricerca effettuata su un gruppo di 28 ragazzi, 14 femmine e 14 maschi, isolati all’interno di speciali laboratori da ogni stimolo esterno, come la luce solare e il cambio di stagione, per non fornire indicazioni alla loro attività razionale del cervello. I soggetti dell’esperimento, ignari di quello che potesse accadere fuori, hanno manifestato adattamenti diversi, intellettivi e di memoria, con il cambiamento di stagione, variando effetti fisiologici sull’umore. L’estate è il periodo di massima concentrazione e di operosità cerebrale, mentre l’attenzione raggiunge il minimo con il solstizio d’inverno. A differenza della funzione mnemonica, con un periodo propizio in autunno e peggiore in primavera. C’è forse una spiegazione al caso, ed è da ricercare ai tempi dei nostri antenati, condizionati dal trascorrere delle stagioni per la raccolta nei campi o la preparazione dei terreni per la semina.