Milano – Impegni che sono confluiti nel “Manifesto delle Regioni per la lotta alla ludopatia”. Un documento, la cui dichiarata missione e’ quella di garantire azioni di prevenzione e contrasto alla ludopatia, sulla base di una serie di principi come la limitazione della diffusione delle apparecchiature (slot machine) prevedendo distante limite da istituti scolastici, luoghi di aggregazione giovanile o di cura; limitarne la pubblicizzazione; prevedere specifiche autorizzazioni comunali e limitare gli orari; costruire un sistema sanzionatorio efficace; istituire organi regionali per il monitoraggio.
All’evento milanese – organizzato e promosso dalla regione Lombardia – hanno partecipato oltre 400 le persone provenienti da tutta Italia, tra cui diversi esponenti delle Istituzioni locali come il presidente della Liguria Giovanni Toti, il sottosegretario all’Economia e Finanza Pier Paolo Baretta e i sindaci Giorgio Gori (Bergamo), Emilio Del Bono (Brescia), Massimo Bitonci (Padova) e Massimo Depaoli (Pavia). “Regione Lombardia – ha detto l’assessore al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi – ha fatto del contrasto al gioco d’azzardo patologico un punto fermo dell’azione di governo fin dall’inizio della legislatura in corso. La nostra legge – ha aggiunto – approvata all’unanimita’ dal Consiglio regionale nel 2013 e successivamente modificata, ha sicuramente avuto il merito di far parlare molto del problema e di permettere azioni concrete di contrasto alla ludopatia. Anche in altre regioni italiane, magari con alcune differenze – ha continuato Beccalossi – si è deciso di affrontare un percorso simile a quello intrapreso in Lombardia” e in questa occasione ci siamo confrontati, ha proseguito l’Assessore sulle “rispettive esperienze”, mandando “un segnale forte: le Regioni e gli Enti locali vogliono continuare ad avere voce in capitolo perche’ e’ proprio a loro che spetta il compito più triste e gravoso, quello di prevenire il fenomeno ma soprattutto curare le persone”.
Soddisfatto il presidente della regione, Roberto Maroni, “è una giornata importante, perché segna una sintesi, di una serie di iniziative: ci abbiamo creduto e abbiamo lanciato un sasso nello stagno. Capisco le preoccupazioni degli addetti al settore, legate al rischio di posti di lavoro, ma compito delle Istituzioni è mettere tutti gli elementi sul tavolo. Da un lato ci sono gli interessi, legittimi, di chi lavora, dall’altro ci sono le fragilità delle persone e ci sono le persone, le famiglie che si rovinano perché chi è fragile e non riesce a capire quando smettere, non ha difesa e oggi neppure noi possiamo difenderlo”.
“Abbiamo messo le diverse esigenze sul tavolo e abbiamo cercato di capire come affrontare questo tema delicato – ha proseguito il presidente lombardo- e oggi abbiamo raggiunto l’obiettivo a cui miravamo: elaborare una ‘exit strategy’, che non penalizzi nessuno e che faccia prevalere la collaborazione tra Enti diversi, che hanno guide politiche diverse, attorno a un tema così importante. Non e’ una battaglia politica. E’ una questione istituzionale”.
“L’adesione di tante realta’ istituzionali al ‘Manifesto delle Regioni per la lotta alla ludopatia’ e la presenza del sottosegretario Baretta, che qui rappresenta il Governo, è molto importante – ha sottolineato Maroni -: oggi si segna una svolta, inizia un percorso comune per arrivare, entro il 30 aprile, a una norma che regolamenti il gioco. Noi siamo per il dialogo, abbiamo coinvolto oltre 700 Comuni, più di 300 scuole, 15 associazioni per la difesa dei consumatori: vuol dire che su questo tema c’e’ una larghissima intesa e per me è un bene – ha concluso il presidente – però esigo rispetto per le scelte che facciamo, che non sono mai frutto di improvvisazione. Da oggi parte il dialogo e parte il confronto, lavoriamo insieme per elaborare il prima possibile una proposta da mandare alla Conferenza delle Regioni”.
“Quello del gioco patologico è un tema gigantesco che ci troviamo ad affrontare tutti, ogni giorno, ma è necessario trovare un punto d’incontro tra enti locali e Stato””, ha sottolineato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti (Vicepresidente della conferenza delle Regioni), spiegando che “noi siamo pronti a sederci a un tavolo, ad aprire un confronto con il governo per arrivare a una soluzione rapida che poi verificheremo nel tempo sul campo”.
Il Governo, per bocca del sottosegretario del ministero delle Finanze Pierpaolo Baretta, tende la mano: “non si tratta di togliere competenze agli enti locali, c’è invece il tema di condividere i problema: perché altrimenti se lo Stato pensa solo all’erario e gli enti locali pensano solo a bonificare il loro territorio, il risultato finale è che non governiamo il fenomeno”.
“Abbiamo un appuntamento -ha aggiunto Baretta-. La legge di stabilità stabilisce che entro il 30 aprile vada convocata la Conferenza unificata con la quale costruire insieme alle Regioni e agli enti locali le nuove modalità di regolamentazione del fenomeno”. Uno dei punti più controversi è il numero di slot machine e sale da gioco nei comuni. Alcuni sindaci hanno stabilito misure di distanza minime dai luoghi sensibili tali da impedire di fatto e per sempre l’installazione di nuove macchinette. “Il mio suggerimento per lavorare insieme è questo – ha sottolineato il sottosegretario – troviamo un criterio, ad esempio il numero di punti gioco in rapporto al numero di adulti. Dopodiché la distribuzione territoriale non dipende dallo Stato
ma spetta agli enti locali”.
Sono quattro i punti su cui il Governo lavorerà nei prossimi mesi. Il primo è quello di ridurre l’offerta di gioco. “Si è un po’ esagerato in questi anni”, ha sottolineato Pier Paolo Baretta. Il secondo è quello di un riordino del settore: “ci sono troppi concessionario e troppi gestori”. Non solo, è necessario inasprire le pene contro il gioco illegale. Terzo, “dobbiamo gestire la trasformazione tecnologica: abbiamo previsto che tutte le awp attuali siano sostituite con quelle collegate direttamente al sistema centrale. Ma siamo chiari su questo punto: questa trasformazione tecnologica non dovrà trasformarle in nuove vlt. Le awp hanno bassa giocata e bassa vincita, al contrario delle vlt. E tali le awp devono rimanere”. Quarto, più risorse per la cura della dipendenza.
Basta toccare il tema della salute e del contrasto vero alla ludopatia che subito si levano gli scudi di chi nel settore del “gioco” è impegnato dal punto di vista imprenditoriale. L’associazione Sapar proprio in occasione della prima conferenza nazionale sulla ludopatia a Milano ha organizzato un sit-in davanti al palazzo della Regione Lombardia, sostenendo che la sola Lombardia avrà oltre 6mila disoccupati in più e 1.000 aziende in meno.
Benedetto Palese, presidente di Agcai (Associazione nazionale gestori e costruttori apparecchi di intrattenimento), nel corso di una tavola rotonda a Roma, ha detto di essere consapevole “che la ludopatia in Italia abbia raggiunto livelli drammatici ed intollerabili: per questo motivo siamo pronti a fare un passo indietro chiedendo che si introduca una netta distinzione tra gioco d’azzardo e gioco di intrattenimento. Sosteniamo i sindaci e le Regioni che chiedono di affrontare e ridurre l’esplosione del gioco d’azzardo in Italia”, ma “esprimiamo preoccupazione – ha aggiunto Palese – per la crisi del settore dell’intrattenimento in Italia. L’ulteriore aumento della tassazione previsto nella Legge di Stabilità e gli adempimenti tecnologici obbligatori da adottare necessariamente in un periodo di tempo assai breve, stanno mettendo in ginocchio 5mila aziende del settore intrattenimento e 150mila lavoratori. Se non si trovano adeguate soluzioni, questi lavoratori rischiano di perdere il proprio posto e l’intero settore rischia il collasso”.