Corea del Nord: nuove minacce dal giovane dittatore Kim Yong-Un. Il rampollo della dinastia Kim, terzo della sua famiglia ad essere l’uomo al vertice della Corea del Nord, dichiara l’intenzione di scatenare una guerra atomica preventiva ai danni degli “imperialisti americani” e delle loro “marionette” sudcoreane.
La Corea del Nord è retta dal 1948 dalla famiglia Kim: una dinastia nata con il suo fondatore Kim Il-sung che nel 1945, al rientro in patria dopo anni di esilio forzato, aveva ricevuto il potere direttamente dai sovietici. Ha concentrato tutto il potere su di sé in pochi anni e ha regnato sulla Corea del Nord fino alla sua morte, avvenuta nel luglio 1994. Il popolo e l’esercito sono sempre stati leali al proprio leader durante gli anni della guerra fredda, anche e soprattutto per la creazione di un vero e proprio culto del leader e dell’intera dinastia Kim. Il presidente eterno è rimasto nei cuori e nella testa di milioni di nordcoreani tant’è che migliaia di persone si recarono a Pyongyang per il funerale del Leader Supremo: vi furono episodi continui di pianti e d’isteria collettiva, a testimonianza dell’amore che il popolo provava nei confronti del “Grande Leader”. Erede già designato il figlio Kim Jong-il, che salì al potere all’indomani della morte del padre e che governò per circa 17 anni. Il culto che si sviluppò attorno alla figura di Kim Jong-il fu ancora maggiore e il “Caro Leader”, uno dei suoi molti soprannomi, arrivò ad acquisire nell’immaginario collettivo caratteri sempre più divini: il popolo credeva e crede ancora che il leader possa avere dei poteri magici e che possa addirittura cambiare le condizioni climatiche a suo piacimento. Alla sua morte nel 2011 centinaia di migliaia di persone si riversarono nella capitale; scortarono la salma del leader supremo per i 40 chilometri del percorso funebre nonostante la neve: l’improvvisa e imprevista nevicata su Pyongyang fu subito usata per glorificare ulteriormente Kim Jong-il. All’indomani della morte del padre, Kim Jong-un prese il potere e divenne il più giovane capo di stato al mondo. Nonostante la giovane età, sono stati attribuiti numerosi crimini compiuti a danno della popolazione: lo si accusa di aver imposto a tutti gli studenti maschi la propria acconciatura, lo si accusa di aver giustiziato familiari e funzionari nelle maniere più sanguinarie, dalle cannonate per eliminare un funzionario, all’uso del lanciafiamme per punirne un altro. In politica estera poi è sempre stato chiaro: dopo aver annunciato gli ennesimi test nucleari ed essere incorso nelle sanzioni da parte di Stati Uniti, Onu e persino dalla Cina, fatto a sorpresa visto che il governo di Pechino è attualmente l’unico alleato rimasto alla Corea del Nord, Kim Jong-Un aveva dichiarato il 7 Marzo tramite il suo Ministro degli esteri: “Dal momento che gli Usa stanno per innescare un conflitto atomico, sarà nostro legittimo diritto attaccare preventivamente il quartier generale dell’aggressore, per proteggere i nostri supremi interessi”. Un crescendo di dichiarazioni che avevano irritato i leader occidentali e anche quelli sudcoreani che guardano con ansia all’avanzata in campo nucleare di Pyongyang. La ricerca nucleare era un pallino del padre, che aveva iniziato a fare test sotterranei già nel 2006, ma con Kim Jong-un i test hanno subito una brusca accelerata: il governo nordcoreano già il 14 Settembre 2015 dichiarava operativo il nuovo impianto nucleare di Yongbyon. Il 10 Dicembre 2015 il dittatore si è spinto oltre: “La Corea del nord è un potente stato dotato dell’arma nucleare, che è pronto a far esplodere una bomba A e una bomba H in modo da difendere la sua sovranità in modo affidabile”. Frasi pronunciate durante una sua visita ad un sito militare e prontamente riportate dall’agenzia nazionale di stampa, la Kcna. La notizia aveva ovviamente sorpreso i leader di mezzo mondo: i sud coreani avevano subito assicurato che secondo i loro esperti, la Corea del nord non era in grado di possedere una simile tecnologia, e che il sisma avvertito a seguito dell’esplosione sia dipeso dalla deflagrazione di una bomba atomica e non di una bomba H. L’ONU aveva condannato il gesto del governo nordcoreano e l’aveva bollato come una “grave minaccia alla pace e alla sicurezza” e aveva annunciato una risposta “forte” coordinata da Sud Corea, Stati Uniti, Russia e Cina. La Cina addirittura aveva fatto sapere che si “opponeva con fermezza” alle azioni di Pyongyang; Vladimir Putin poi aveva ordinato subito ai suoi esperti di eseguire analisi approfondite e precise sugli avvenimenti e aveva invitato inoltre tutte le parti in causa alla moderazione. Oggi si è scritta una nuova pagina della guerra psicologica intrapresa dal dittatore ai danni di Stati Uniti e Corea del Sud. “Le testate sono state standardizzate al punto da poter essere montate su vettori grazie alla loro miniaturizzazione; questo può essere definito sul serio come deterrente nucleare” in parole povere una dichiarazione per mostrare i muscoli, nonostante le sanzioni e le minacce di un possibile intervento internazionale. Inoltre davanti le telecamere della TV di stato, la sola in vita nel paese, ha dichiarato che “se gli imperialisti americani violano sovranità e il nostro diritto a esistere con armamenti nucleari, la Corea del Nord non esiterà ad assestare un attacco preventivo”. Le Intelligence straniere sono state già allertate e lavorano per capire fino a che punto sia reale la pericolosità della Corea del Nord, e se davvero il dittatore ha il fegato di passare dalle parole ai fatti, dalle provocazioni ad una guerra atomica.