L’etimologia della lingua italiana sta facendo passi da gigante e così in men che non si dica la spontanea fantasia di un arguto bambino fa il giro dell’emisfero. E’ il caso di parlare di copyright o di trade mark, probabilmente ci troveremo sugli scaffali dei supermercati qualche preparazione gastronomica che si chiamerà petaloso. La notizia ripresa da tutti i media nazionali, imperversa nei social lasciando spazio alla fantasia e gli aggettivi in “oso” che letteralmente impazzano ovunque. Ci troviamo di fronte ad una nuova fase per la lingua italiana che scopre sempre nuove cose. Senza nulla voler togliere al bambino prodigio che descrive l’aggettivo richiamando profumi dei petali dei fiori, ma questa innovazione lessicale merita un certo approfondimento. Se l’Accademia della Crusca ha consigliato di parlarne per far si che petaloso entrasse nel vocabolario…in molti stanno aguzzando la fantasia coniando nuove parole in maniera tale da entrare nel guinness dei primati, o per lo meno guadagnarsi un momento di popolarità. Ma non è tanto l’aggettivo di per se, quanto chi, come, quando è perchè è stata intercettato il fatto e reso notizia. E si perchè notizia non è. Quante parole buffe pronunciano i bambini? Alcune anche pertinenti e spesso anche molto sensate…ma si ha la sensazione di una notizia un pò troppo esageratosa. Ma inserita nei bollettini di guerra politica, adozioni e leggine varie, sicuramente serve ad ammorbidire un clima reso pesantoso dalla politica nazionale. Quindi benvenga anche Mary Poppins…Supercalifragilistichespiralidoso!
“Etymos” o “eteos”, in greco, significa vero, autentico. Dalla stessa radice, il verbo “etazein” cioè ricercare, esaminare. L’etimo–logia, pertanto, è il discorso (logos), lo studio, la ricerca del significato e del senso autentico, vero, genuino ed originario delle parole.
Solo grazie alla ricerca etimologica possiamo comprendere a fondo sia la nostra lingua sia la realtà profonda di ciò che essa esprime. Spesso, infatti, attraverso i secoli, l’uso corrente delle parole, fa cadere nell’oblìo il loro significato originario che l’etimologia recupera attraverso l’analisi degli elementi che le compongono e la comparazione di questi ultimi con quelli di altre parole della stessa lingua o di lingue affini. Nel caso della lingua italiana, che è è una lingua romanza, o neolatina sviluppatasi dalll’evoluzione diretta non del latino classico ma del latino volgare, (cioè popolare: vulgus in latino significa popolo e non ha quell’accezione negativa che il vocabolo ha acquisito in seguito) nel dialetto fiorentino , le lingue d’origine di maggior riferimento per gli studiosi d’etimologia sono il latino ed il greco.
Facciamo un’esempio: quando usiamo la parola cattivo – una persona cattiva – intendiamo comunemente una persona non buona, una persona malvagia. Lo studio etimologico della parola cattivo ci porta a scoprire che essa trae origine dal latino captivus da captare = impadronirsi, la cui stessa radice presenta la stessa radice di captum supino di capio = prendere (e prima ancora dal greco antico kapto). Captivus era utilizzato nella terminologia militare degli antichi romani per indicare chi veniva fatto prigioniero in guerra e viveva in schiavitù, perdendo ogni onore in una società come quella del tempo, in cui chi si arrendeva in guerra era un vile un perverso, un malvagio, un non-buono. Ecco che attraverso l’etimologia, abbiamo scoperto che il significato “vero” (originario) del termine ha origini militari e solo in un secondo tempo esso si è esteso in ambito etico e morale per cui cattivo è colui che arresosi al male, ne è prigioniero ! Veramente bella, l’etimologia !