Roma – Due giovani detenuti di nazionalità romena sono evasi dal carcere romano di Rebibbia. Una notizia fra tante altre che viene fatta anche passare per “normale amministrazione”. Non è affatto così soprattutto per la ritualità con cui la fuga è stata messa in atto. Imbarazzati anche i conduttori dei tg nel dire…è avvenuta nel piu’ classico dei modi. Sbarre segate, lenzuola legate da nodi, e detenuti ivi appesi verso la ritrovata libertà. Scene da film di Stanlio e Ollio, o delle migliori collezioni in bianco e nero dell’Istituto Luce. Nell’epoca moderna, dove la tecnologia avanza, e i metodi repressivi su strada vedono infliggere pesanti sanzioni e procedimenti a chi non porta la cintura di sicurezza, resta difficile pensare che si possa fuggire dal carcere moderno in modalità antica. Un connubbio perfetto per i detenuti, i quali una volta scesi a terra da una altezza di circa 5 metri, si saranno anche dovuti occupare magari di scavalcare qualche muro di cinta di una zona “militare”. Mettiamo le telecamere ovunque, per controllare tutti e tutto, i gps sanno dove siamo e con chi siamo…eppure in Italia nel 2016 si fugge dal carcere nel piu’ classico dei modi. Come una volta. Il fatto presenta tutte le incongruenze del caso, di un sistema carcerario al collasso, di un sistema che consente a due stranieri di andaresene tranquillamente e di una istituzione repubblicana che non ha l’ardire di fare la voce grossa quando un suo giovane uomo viene torturato, anch’egli alla vecchia maniera. In Italia l’evoluzione c’è; forse applicata solo ai contenti per cui si vuole sembrare di essere emancipati. Vogliamo dare figli ai gay, ma si fugge dal carcere con le lenzuola.