Redazione – Un fatto increscioso che aggiunge tragedia alla tragedia. Purtroppo non ci sono più dubbi sulle condizioni in cui è stato ritrovato il corpo del giovane studioso italiano Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso il 25 gennaio al Cairo e trovato senza vita in un fosso nella periferia della capitale egiziana. La conferma sui segni di torture sul corpo del giovane italiano arriva dal direttore della procura di Giza, Hosam Nassar, secondo quanto riferisce il quotidiano egiziano “Youm al Sabea”. In precedenza lo stesso giornale aveva pubblicato le dichiarazioni di Khaled Shalabi, direttore del Dipartimento investigativo di Giza, secondo cui “dalle indagini preliminari emerge che la morte e’ stata provocata da un incidente d’auto”. Alcune fonti abbastanza attendibili, riportano invece che le autorita’ egiziane hanno aperto un’inchiesta dopo aver rilevato segni tortura sul corpo, tra cui diverse coltellate inferte al corpo e le orecchie mozzate. Lo riferisce il quotidiano filo-governativo egiziano “Al Ahram”, citando fonti della sicurezza locali. La famiglia di Giulio si trova nella capitale egiziana dove è assistita da tutto il personale diplomatico e lo staff dell’ambasciata d’Italia, guidata dall’ambasciatore Maurizio Massari, che, in contatto con le autorità locali, sta seguendo in prima persona gli sviluppi del tragico caso. Per quanto riguarda la morte di Giulio Regeni, “all’ambasciatore egiziano in Italia abbiamo avanzato questa mattina richieste semplici. Pensiamo che ora sia doveroso non solo restituire il cadavere ma anche consentire alle nostre autorita’ di collaborare nelle indagini”: lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, parlando a margine della conferenza dei donatori per la Siria in corso nella capitale britannica. Gentiloni, che ha parlato della questione anche con la stampa internazionale, ha aggiunto che “lo dobbiamo sia al nostro Paese che alla famiglia”. Questa mattina a Roma era appunto stato convocato dal ministero l’ambasciatore Amr Mostafa Kamal Helmy. Il titolare della Farnesina, che oggi a Londra ha incontrato anche la diplomazia egiziana, parlando della questione, ha espresso ancora una volta il suo “cordoglio”. Intanto la Procura di Roma e’ in attesa di acquisire informazioni. Materialmente un fascicolo non e’ stato ancora aperto a piazzale Clodio: si vuole prima capire se il giovane originario di Fiumicello, in provincia di Udine, sia stato vittima di un atto terroristico o di criminalita’ comune o, addirittura, di un incidente stradale. (AGI)