Roma – L’argomento è scottante, e comporta una serie di valutazioni di natura, etica, sociale morale e religiosa. Ma la politica su questi temi fa le sue spallucce e le strumentalizzazioni partono a go-go. Tra le varie posizioni si è convinti che alla fine, il provvedimento che consente l’adozione all’interno di una coppia gay del figlio o dei figli di uno dei due , o delle due, passerà grazie ai voti che giungeranno dal Movimento Cinque Stelle e da Forza Italia.
Il tono di sfida rischia di aggravare la polemica interna al Pd dove si sono mossi contro il provvedimento molti degli eletti di formazione cattolica e, soprattutto, nel gruppo delle formazioni politiche alleate che concorrono, soprattutto al Senato, a far raggiungere al partito di Matteo Renzi la maggioranza necessaria alla sopravvivenza del suo esecutivo.
Tra questi, i parlamentari del gruppo parlamentare di Democrazia Solidale – Centro Democratico sono intervenuti con un esplicito documento con il quale si dicono lieti per il fatto che “il dibattito non sia più a senso unico e che una riflessione critica, su una materia così delicata e rilevante, venga anche dall’interno del Pd e da quei parlamentari che hanno espresso profonde riserve sul testo attuale del ddl Cirinnà.
Siamo convinti , aggiungono questi parlamentari, che il tema della famiglia non abbia una valenza confessionale, ma una grande portata sociale e coinvolga tutti coloro che hanno a cuore i fondamenti e la tenuta della nostra comunità civile. Riteniamo un errore politico, anche in termini di consensi, che le forze di centro-sinistra si lascino trascinare in una deriva radicale, a cui il nostro popolo è istintivamente contrario. Ma se anche tutti i sondaggi non fossero attendibili e fosse elettoralmente conveniente cavalcare l’onda radicale, riterremmo erroneo affrontare questo argomento a partire dalla prospettiva dei diritti individuali e non da un’ottica di tipo sociale e comunitario e da uno sguardo premuroso sui diritti veri dei bambini”.
“Da parte nostra, continua la nota, ribadiamo che non è sufficiente lo stralcio dell’adozione da parte del partner dell’unione omosessuale, ma che è necessario riformulare gli articoli 2, 3, 4 e 6 del provvedimento, in modo da evitare, all’interno dei codici, delle norme e dei regolamenti, qualunque equiparazione del termine matrimonio a unione civile omosessuale e del termine coniuge a partner dell’unione. Si tratta di evitare linguaggio e riferimenti che, implicitamente o con riferimenti giuridici, rischiano di riaffermare un’idea di matrimonio e di famiglia che non sono nel nostro ordinamento costituzionale e che rischiano di delegittimare l’istituto familiare”.
L’impostazione e il percorso del ddl Cirinnà – concludono – sono profondamente sbagliati ed è necessario mettere mano a una altrettanto profonda opera di riscrittura, anche se da parte nostra avremmo preferito un provvedimento sulle convivenze a impostazione solidaristica e non solo su base sessuale. Da forza che concorre lealmente alla maggioranza di governo, invitiamo pertanto il Presidente del Consiglio, anche nella sua veste di segretario del maggiore partito della coalizione, a tenere in debito conto le nostre preoccupazioni e le riserve espresse nel documento sottoscritto dai parlamentari Pd”.
La nota sottoscritta dai deputati Gian Luigi Gigli, Lorenzo Dellai, Gaetano Piepoli, Mario Sberna, Maurizio Baradello, Fucsia Nissoli Fitzgerald, Federico Fauttilli, Roberto Capelli, Milena Santerini, Mario Caruso, Bruno Tabacci e Mario Marazziti segue la diffusione dei recenti sondaggi di opinione che, con circa il 60 % degli intervistati, esprimono la contrarietà degli italiani all’ipotesi che venga ammesso questo tipo di adozioni per definire la quale viene adottata la formula “stepchild adoption”.