L’Istituto scientifico romagnolo per la cura dei tumori (Irst) ha inaugurato un nuovo strumento capace di “bruciare” le cellule tumorali con grande meticolosità grazie all’emissione di ultrasuoni ad altissima intensità. Si tratta di una specie di “super risonanza” magnetica che nei prossimi 3 anni sarà al centro di varie sperimentazioni al fine di verificarne la precisione diagnostica.
La super risonanza “consentirà – ha sottolineato Dino Amadori, il direttore scientifico dell’Ircs – di dare il via ad una piano di ricerca per la diagnosi e cura dei tumori unico nel panorama internazionale”. Per i prossimi anni quindi saranno portati avanti tre progetti sperimentali in modo da valutare accuratezza diagnostica del macchinario, la sicurezza e il rapporto tra costo ed efficacia di questo tipo d’indagine, oltre alla capacità della risonanza di determinare i danni causati al fegato dai farmaci chemioterapici e l’uso degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità nelle terapie legate alle metastasi ossee e al dolore.
Lo scopo di questa nuova risonanza è di “bruciare il tumore”. Grazie a questo nuovo strumento, denominato Rm 3Tesla con sistema Hifu (High-Intensity Focused Ultrasound), sarà infatti possibile “bruciare” il tumore in un’area delimitata, pianificando e controllando in tempo reale gli effetti del trattamento. È una tecnica, come evidenzia Amadori, “meno invasiva e più tollerabile, senza gli effetti collaterali negativi della chemio e della radioterapia”. Il super macchinario è entrato a pieno regime ad aprile del 2015 e potrà accedervi chiunque presenti i requisiti per la sperimentazione.